L’ARRESTO CARDIACO EXTRAOSPEDALIERO
di Laura Mucoli
18 Giugno 2016

Il New England Journal of Medicine ha recentemente pubblicato uno studio (1) che confronta l’efficacia di due farmaci, la lidocaina e l’amiodarone, in pazienti in arresto cardiaco extraospedaliero, con fibrillazione ventricolare o tachicardia ventricolare senza polso, ricorrenti o persistenti dopo una o più scariche elettriche.  I risultati dello studio non  sono conclusivi, si limitano a consigliare di prendere in considerazione l’utilizzo di entrambi i farmaci in caso di arresto cardiaco testimoniato.

Pur parlando di aspetti che riguardano l’ACLS (Advanced  Cardiac Life Support), cioè la parte di rianimazione cardiovascolare avanzata riservata al personale sanitario addestrato, la considerazione più importante che emerge dall’editoriale (2) che commenta i risultati dello studio, riguarda, invece, il BLS (Basic Life Support), le manovre di primo soccorso che possono essere messe in pratica da personale laico addestrato nel soccorso dell’arresto cardiaco.

Si legge, infatti, che  l’utilizzo del defibrillatore automatico esterno (DAE) con somministrazione dello shock entro i tre minuti dall’arresto, porta a percentuali di ripristino del ritmo sinusale e di sopravvivenza pari al 74% in pazienti in arresto cardiaco con fibrillazione ventricolare o in tachicardia ventricolare senza polso.

Qualora questo non fosse possibile, si è visto che anche dopo 3 minuti dall’arresto la defibrillazione è ancora efficace nel 40% dei pazienti, solo se questi sono stati sottoposti a immediata rianimazione cardiopolmonare (RCP).

Quindi con il fattore tempo sono fondamentali altri due aspetti: l’arresto “testimoniato” e l’addestramento a svolgere correttamente le manovre di BLS compreso l’utilizzo del DAE: il BLSD.

Riconoscimento precoce dell’arresto cardiaco, chiamata d’aiuto, inizio immediato del massaggio cardiaco e utilizzo del DAE, sono i pilastri della “catena della sopravvivenza”, come nuovamente confermato dalla revisione delle linee guida Internazionali del  2015. (3)

Le linee guida internazionali del BLS si sono, nel tempo, progressivamente semplificate, eliminando molte fasi del riconoscimento precoce dell’arresto e  delle manovre di rianimazione cardiopolmonare di base, con lo scopo di rendere il più precoce possibile l’inizio del Massaggio Cardiaco Esterno (MCE) e l’utilizzo del DAE.

La valutazione dello stato di coscienza  è rapido: “Signore mi sente?”, associato alla presa per le spalle. Abbandonata da tempo la fase “GAS” (guarda,ascolta, senti) per la valutazione dell’attività respiratoria, respirazione e circolo vanno valutati entro  dieci secondi, ed immediatamente segue  la richiesta d’aiuto: “Chiama il 118” (se sei solo: telefonino!). La richiesta di aiuto è imprescindibile. E’ dimostrato che il soccorritore va incontro a “fatica” e quindi a progressiva inefficacia del massaggio cardiaco correttamente eseguito, in circa due minuti. Può non esserci un defibrillatore vicino, pertanto l’arrivo di mezzi dotati di DAE  è fondamentale.

Dal 2015, anche in Italia, per ora ancora non uniformemente, ci si avvia a utilizzare  il numero unico per tutte le emergenze uniformandoci a quello in uso in tutta Europa: il  112. Il numero 118 rimane comunque ancora attivo e nelle zone dove è già operativo il 112, un sistema di deviazione automatica delle telefonate indirizza correttamente la richiesta.

Il ricorso al MCE deve essere  immediato: “push hard and fast” nell’efficace sintesi anglosassone.  Anzi “push hard and stayin’ alive”, cioè tieni il ritmo del ritornello della famosa canzone dei Bee Gees in Saturday Night Fever, è quello giusto. La qualità e la frequenza delle compressioni toraciche sono determinanti per l’efficacia del massaggio cardiaco. La profondità  corretta è non meno di cinque cm e non più di sei cm per l’adulto. La  frequenza deve essere cento- centoventi  compressioni al minuto. Il soccorritore deve permettere la riespansione del torace dopo ogni compressione.

Nei casi in cui è immediatamente disponibile il DAE, e finalmente anche in Italia sono sempre più diffusi, dopo la rapida valutazione: coscienza, respiro, polso, è indicato applicare immediatamente le piastre per la valutazione del ritmo di presentazione.

A dimostrazione di quanto sia importante la rapidità con cui va applicato lo shock, le linee guida 2015 introducono il concetto che, per ridurre il tempo di attesa all’esecuzione della defibrillazione, l’uso di un DAE non dovrebbe essere limitato agli individui formati (sebbene la formazione sia naturalmente consigliata).

In conclusione, vorrei citare le “prime” linee guida della RCP, ricordando Kouwenhoven e Knickerbocker (4), del John Hopkins Hospital di Baltimora, che, cinquantasei anni fa, descrissero per la prima volta il massaggio cardiaco a torace chiuso e misero le basi della moderna rianimazione cardiopolmonare, consegnando a tutti noi un metodo “il cui reale valore sta nel fatto che può essere usato dovunque occorra, dentro e fuori dall’ospedale… da chiunque;  tutto quello che serve sono due mani”.

Fonti

1)    P.J.Kudenchuk  et al. Amiodarone, Lidocaina, or Placebo in Out-of-Hospital Cardiac Arrest.
2)    Jose A.Joglar, Richard l. Page. Out of Hospital Cardiac Arrest-Are Drugs Ever the Answer?, N Engl J Med
3)    2015-AHA-Guidelines-Highlights
4)    Kouwenhoven WB, Jude JR, Knickerbocker GG. Closed-chest cardiac massage. JAMA, 1960; 173, 1064

Laura Mucoli
Anestesia e Rianimazione
Clinica Polispecialistica San Carlo
Paderno Dugnano – Milano