L’utilizzo del Roadmap coronarico (Dynamic Coronary Roadmap- DCR) riduce la quantità di contrasto erogato durante procedure di angioplastica coronarica (PCI), questi i risultati dell’originale studio condotto da Breda Hennessey e colleghi e recentemente pubblicato su Eurointervention [1].
Negli ultimi anni il profilo dei pazienti che accedono nelle sale di emodinamica è notevolmente cambiato: in primis l’età media è aumentata, per cui sono sempre più anziani e con comorbilità. Proprio queste caratteristiche, associate all’utilizzo di terapie sempre più efficaci per il trattamento di malattie croniche, hanno portato al riscontro di condizioni anatomiche coronariche sempre più complesse ed estese, e vasi sottoposti a plurimi trattamenti. Questo si traduce in interventi lunghi, costosi ed associati ad elevato utilizzo di mezzo di contrasto iodato (mdc). È chiaro che tanto più l’intervento è complesso tanto maggiore sarà l’utilizzo di contrasto e l’incidenza di complicanze sia ad esso correlate che non. Tra queste l’insufficienza renale acuta (AKI) comporta un peggioramento della prognosi oltre che un aumento dei costi di ricovero. Le misure per prevenirla sono sempre più attuate ed efficaci. Nonostante la genesi multifattoriale, che include età e presenza di insufficienza renale cronica (IRC) non vi è dubbio che la quantità di mezzo di contrasto erogato è sicuramente la variabile che dà il maggior contributo [2].
Il DCR (Philips Medical System) è un software che facilita la navigazione all’interno dell’albero coronarico con una singola iniezione di contrasto. In termini semplici blocca l’immagine della coronaria che si sovrappone all’immagine live permettendo di seguire il decorso dell’albero coronarico. Il suo impatto sulle procedure è finora stato studiato solo in studi monocentrici [3,4,5] e anche per questo motivo, il suo utilizzo ancora limitato. Gli autori in questo trial multicentrico, hanno arruolato 356 pazienti randomizzati a ricevere angioplastica con utilizzo del DCR o angioplastica convenzionale. Non c’erano differenze in termini demografici, di caratteristiche angiografiche coronariche e di filtrato glomerulare tra le due popolazioni. Come atteso la quantità di contrasto utilizzata nel primo gruppo era significativamente inferiore (64.6±44.4 ml vs 90.8±55.4 ml, rispettivamente; p<0.001). Anche il numero di acquisizioni in cineangiografia sono risultate inferiori nel gruppo DCR (8.7±4.7 vs 11.7±7.6 nel gruppo di controllo; p<0.001).
Lo studio non ha valutato endpoint clinici, per cui non possiamo sbilanciarci sul reale impatto della riduzione di contrasto sull’incidenza di AKI. Possiamo però immaginare che, se la quantità di contrasto erogato è associato a maggiore incidenza di AKI, una sua riduzione proteggerà dal rischio di questa complicanza. Tra gli altri limiti dello studio ci sono la non inclusione di pazienti con STEMI, occlusioni coronariche croniche, stenosi ostiali, stenosi marcatamente calcifiche in cui era pianificata aterectomia e pazienti con insufficienza renale stadio 5. Questi ultimi erano stati esclusi per un discorso etico, visto che dovevano necessariamente essere sottoposti a procedure a bassissimo utilizzo di contrasto (magari IVUS guidate) per l’alto rischio di comparsa di AKI.
Questi promettenti risultati ci danno due importanti home messages:
- l’utilizzo del DCR porta ad una riduzione del quantitativo di contrasto erogato e quindi, si presuppone, all’incidenza di AKI;
- lo stesso sistema riduce la quantità di acquisizione in cine angiografia, portando quindi alla riduzione dell’’esposizione a radiazioni ionizzanti per il paziente e per il personale di sala, beneficio assolutamente da non sottovalutare, visto la complessità (e quindi la durata) delle procedure coronariche che oggi si effettuano.
Non trattandosi di un presidio medico ma soltanto di un software da installare nell’angiografo di sala e considerando la rapidissima curva di apprendimento sarebbe auspicabile un suo utilizzo sempre maggiore.
Bibliografia
[1] Breda Hennessey et al. Dynamic Coronary Roadmap versus standard angiography for percutaneous coronary intervention: the randomised, multicentre DCR4Contrast trial. EuroIntervention 2024;20:e198-e206.
[2] Giacoppo D et al. Impact of Contrast-Induced Kidney Injury After Percutaneous Coronary Intervention on Short- and Long-Term Outcomes: Pooled Analysis From the HORIZONS-AMI and ACUITY Trials. Circ Cardiovasc Interv. 2015;8:e002475
[3] Dannenberg L et al. On the road: First-in man bifurcation percutaneous coronary intervention with the use of a dynamic coronary road map and StentBoost Live imaging system. Int J Cardiol. 2016;215:7-8
[4] Rajappan AK. Pilot study of dynamic coronary roadmap during coronary angioplasty. Presented at: ACC 2017, 17-19 March 2017;Washington D.C., USA and published in JACC. 2017;69:1079
[5] Yabe T et al. The impact of percutaneous coronary intervention using the novel dynamic coronary roadmap system. Heart Vessels. 2020;35:323-30.