La scoperta della circolazione
di Comitato Scientifico del C.L.I.

Nel XVII secolo la medicina, indissolubilmente legata alle tradizioni, condizionata dagli aforismi ippocratici, dalla sentenziosità galenica e dalle norme salernitane, era la più arretrata delle discipline scientifiche. I medici restavano ancorati agli ampollosi cerimoniali in voga, se autorevoli potevano solo permettersi qualche incontrollabile volo fantasioso. Distaccarsi da questo poteva comportare rischi di scomunica e gravi pericoli fisici. Nel 1628 venne malamente stampato a Francoforte un volumetto di 72 pagine, pieno di refusi, senza illustrazioni, che parlava della circolazione del sangue. L’autore era un medico inglese noto a Londra come curante del re Carlo I, ma del tutto sconosciuto in Germania e in Europa. Nessuno capì perché l’avesse pubblicato quasi clandestinamente in tedesco, presso un modesto tipografo. Lo stupore crebbe in coloro che vennero a conoscenza che i diciassette capitoletti che lo componevano erano il frutto di diciassette anni di intense ricerche: un anno per capitolo. La spiegazione arrivò ben presto L’autore William Harvey, era un cinquantenne nato nella contea di Kent, piccolo, bruno, con il complesso di apparire poco inglese, dotato di una grandissima fiducia in sé stesso, che Kirchow chiamerà immediatamente padre della moderna fisiologia. Le diatribe scatenate da quel libretto raggiunsero una violenza senza precedenti. Harvey aveva studiato a Padova, la più prestigiosa università del tempo, dove era stato per ben tredici anni allievo di Fabrizio d’Acquapendente e aveva conosciuto l’opera dei maestri italiani d’anatomia, soprattutto di Andrea Cisalpino, il primo a mettere in dubbio le affermazioni di Galeno secondo le quali il fegato era la fonte della circolazione e la sorgente del sangue. Ci furono dispute sulla paternità della scoperta, Douglas Gantry, autorevole storico della medicina britannica riconobbe tutti i meriti di Andrea Cisalpino di Arezzo, insegnante di anatomia a Pisa e Roma, che alcuni vorrebbero considerare il vero scopritore della circolazione del sangue. E’ stato il primo ad affermare che i vasi sanguigni hanno origine dal cuore e non dal fegato e che il sangue passa dal cuore a tutte le parti del corpo scorrendo “indifferentemente” attraverso vene e arterie, ma le sue idee sull’emodinamica permasero alquanto confuse perché credeva al “movimento alternante” ed era convinto che il “calore nativo” e non il sangue passassero dalle arterie alle vene durante il sonno. Le sue ipotesi e osservazioni erano inoltre molto disperse e incoordinate, per cui non furono considerate come avrebbero meritato. Harvey riunì tutte le sue scoperte fatte in lunghissimi anni di lavoro a quelle di Cisalpino e degli altri predecessori nel “De motu cordi” dopo averle sperimentate e controllate. Muovere critiche a Galeno, come si è detto, era una pericolosa iconoclastia che poteva costare cara. Il libretto di Harvey terminava perentoriamente: “Io affermo che il sangue segue una direzione nuova e ritorna su sé stesso. Ragionamento e dimostrazione sperimentali hanno stabilito che il sangue attraversa i polmoni e il cuore e, spinto dalla contrazione del ventricolo, viene avviato a tutto l’organismo. Esso passa nelle porosità dei tessuti e delle vene, ritorna attraverso queste scorrendo dalle vene di piccolo calibro verso le più grandi, per raggiungere finalmente gli atri del cuore. Il sangue è animato da un movimento circolatorio: la causa unica va ricercata nella contrazione del cuore”. Non chiarì, o almeno non se la sentì di affermare, se la circolazione avesse funzione nutritiva oppure servisse a trasmettere il calore. Nonostante la veste modesta e la semiclandestinità, la pubblicazione ebbe l’effetto di una bomba in tutta l’Europa. Fu la rivoluzione copernicana della cardiologia, sconvolgeva tutta la dottrina di Galeno, che veniva considerata la Bibbia del cuore. I fedeli seguaci di Galeno, che erano la stragrande maggioranza dei medici britannici, insorsero contro le sue concezioni con un’ostilità inusitata. Ci fu chi disse che si trattava di scoperte ridicole, chi definì Harvey un mentitore senza pudori e vennero scatenate contro di lui feroci campagne denigratorie. Se non avesse goduto della protezione del re avrebbe corso grossi rischi, non escluso quello di pagare con la vita le sue scoperte. Gli oppostori più rabbiosi erano i professori della facoltà di medicina di Parigi, misoneisti scatenati, che lo soprannominarono “circulator”, per deriderlo volgarmente e indicarlo come uno che prende in giro il suo prossimo. Non volevano accettare le nuove concezioni neppure quando ormai tutta l’Europa ne aveva riconosciuta la verità. Ci volle l’intervento di re Luigi XIV che, nel 1763, con un atto di autorità, passando sopra le rimostranze ufficiali del Parlamento, istituì al Jardin du Roi, l’attuale giardino delle piante di Parigi, un corso di insegnamento di anatomia umana “tenendo conto della circolazione del sangue secondo le ultime scoperte”. Erano passati trent’anni dalla pubblicazione del “De motu cordis”. La presa di posizione del giovane re, definita un sopruso, fece scandalo, ma segnò la sconfitta dell’università e il riconoscimento delle concezioni di Harvey. La polemica uscita dall’ambiente medico interessò i politici e i letterati. Ne “Il malato immaginario” Molière fa dire al dottor Diaforius del suo sciocco figlio da poco laureato in medicina: “Sopra ogni altra cosa ciò che mi piace in lui è che segua il mio esempio, che si attacchi ciecamente alle opinioni dei nostri vecchi e che non abbia mai voluto comprendere né ascoltare le ragioni né le esperienze delle pretese scoperte del nostro tempo riguardanti la circolazione del sangue e le altre opinioni della stessa farina”. I medici parigini fecero pagare duramente a Molière questi derisori commenti sulla loro professione. Nessuno andò a soccorrerlo dopo l’attacco cardiaco che lo colpì sulla scena. Poiché era morto senza rinnegare la propria professione di attore, allora disdicevole per un cristiano, senza l’intervento di Luigi XIV presso l’arcivescovo non avrebbe potuto avere un funerale né essere sepolto nella terra consacrata di un cimitero. – Qual è la profondità della terra consacrata? Gli chiese il re. – Quattro piedi. – Vogliate, caro arcivescovo, seppellirlo a cinque. Eviterete così lo scandalo in cui sono incorsi i medici. Ci vollero quasi cinquant’anni perché venisse definitivamente riconosciuta la grande scoperta di William Harvey, fatta vivisezionando animali di ogni specie con la meticolosità di un orafo e con il solo aiuto di una lente. Aveva capito tutto sulla circolazione, la funzione delle arterie, delle vene e delle valvole del cuore, persino che la pressione del sangue varia nei diversi distretti. Per completare la sua opera rivoluzionaria gli mancò solamente la dimostrazione, a causa della mancanza di mezzi idonei, dell’esistenza dei capillari, dei quali aveva però intuito alla perfezione l’esistenza e le funzioni. Decisiva fu la scoperta fatta da Malpigli il quale, disponendo del microscopio, riuscì a vedere i capillari polmonari. Harvey, per le sue ricerche aveva avuto l’onore di poter svolgere i suoi studi di anatomia comparata sulla selvaggina del parco reale, concessione che, essendo snob,gli fu molto gradita; per contro vide rapidamente sfoltire le schiere dei suoi pazienti i quali non guardarono più di buon occhio un medico dalle idee così poco ortodosse.