LA RISONANZA MAGNETICA DEL CUORE
di Antonella Labellarte
29 Gennaio 2013

Molte volte abbiamo ripetuto che a dispetto dei tanti progressi in prevenzione, diagnosi e trattamento, la malattia cardiovascolare rimane la prima causa di morte nei paesi con stile di vita “occidentale”. E su di essa si concentrano tanti sforzi della ricerca con nuove tecniche di indagine.
La risonanza magnetica, tecnica radiologica che così tanto ha contribuito negli ultimi decenni nello studio e nella caratterizzazione dei tessuti e delle malattie, ha oggi un ruolo anche in cardiologia.

Innanzitutto vanno sottolineati alcuni vantaggi:

  • È una tecnica di indagine “non invasiva”
  • Non comporta esposizione a radiazioni
  • Offre con l’ausilio di mezzi di contrasto una raffinata rappresentazione dei tessuti
  • Può creare immagini sul qualsiasi piano o tridimensionali
  • I mezzi di contrasto utilizzati (gadolinio) non sono dannosi per la funzionalità del rene
  • Può quantificare il flusso sanguigno

La risonanza magnetica oggi, se effettuata da operatori esperti e con tecnologie avanzate, costituisce uno strumento assai flessibile per lo studio dell’anatomia, fisiologia e delle malattie del cuore. Può dare, infatti, immagini dei grandi vasi, delle arterie coronarie, della perfusione del muscolo cardiaco e infine immagini assai definite del cuore in movimento.

Può essere utilizzata:

  • Per lo studio dell’anatomia del cuore nelle malattie cardiache congenite e acquisite
  • Per lo studio della contrattilità del cuore – per il quale l’ecocardiografia rimane ancora la metodica di indagine di riferimento – poiché può valutare le anomalie regionali di movimento, la “frazione di eiezione”, la gittata cardiaca
  • Per lo studio delle malattie infiammatorie o delle cardiomiopatie caratterizzate da infiltrazione del muscolo cardiaco o per i tumori del cuore
  • Per lo studio degli aneurismi (dilatazioni) dell’aorta e dei vasi polmonari, lo studio della dissecazione aortica (un evento assai grave in cui le pareti dell’aorta si “slaminano” ossia si separano creando un falso lume in cui può scorrere il sangue), o delle stenosi (restringimenti) dei vasi polmonari e dell’aorta.
  • Per lo studio dell’anatomia delle valvole cardiache.

La risonanza consente uno studio assai dettagliato del cuore in movimento (cosiddetta CINE RM). Le immagini, di elevata qualità, vengono acquisite durante più battiti cardiaci, circa dieci, e ricostruite per la valutazione del ciclo cardiaco in movimento. Il paziente viene invitato a trattenere il respiro per il tempo di durata dell’acquisizione, 5-8 secondi. Il procedimento viene ripetuto diverse volte fino a che non sia stata effettuata l’intera acquisizione e si ottengano le immagini del cuore nei diversi piani. Esse poi vengono riorganizzate in un video dinamico, cosicché tutte le anomalie di movimento, di ispessimento delle pareti del muscolo cardiaco durante la contrazione, di svuotamento e riempimento dei ventricoli possano essere visualizzate.

A partire dal 2000 quando Kim e colleghi hanno pubblicato i primi studi clinici con risonanza magnetica, numerosi lavori hanno confermato la capacità dei mezzi di contrasto al gadolinio di visualizzare con estrema precisione la “cicatrice” che lascia un infarto sul muscolo cardiaco o altre condizioni del miocardio caratterizzate da infiammazione o infiltrazione del tessuto.

Il gadolinio iniettato per via endovenosa (0.02 mmol/kg), passa rapidamente attraverso i capillari e si diffonde sostanzialmente tra i fluidi interstiziali, al di fuori delle cellule. Nelle immagini di miocardio compatto (il tessuto muscolare specializzato del cuore) il gadolinio viene poco visualizzato (fase della perfusione miocardica), essendo tutto lo spazio occupato dalle cellule. Ma quando la membrana cellulare viene danneggiata da un insulto citotossico ischemico o quando le cellule vengono sostituite da una cicatrice fibrosa conseguente ad un danno cronico, la distribuzione extracellulare del gadolinio aumenta in maniera rilevante e risulta chiaramente visibile come una porzione brillante, più chiara, in particolari sequenze che vengono acquisite a 10 minuti dopo l’iniezione endovenosa dell’agente di contrasto.

Come si diceva il fenomeno (delayed enhancement) dovuto alla visualizzazione del contrasto con gadolinio non è specifico dell’infarto miocardico. Dall’analisi delle immagini, dei volumi e della distribuzione del contrasto la risonanza magnetica è di aiuto nello studio di numerose condizioni patologiche quali ad esempio la cardiomiopatia ipertrofica, la dislplasia aritmogena del ventricolo destro, l’amiloidosi, la sarcoidosi, i tumori cardiaci maligni. Genericamente si può dire che viene valutato un incremento del volume di distribuzione regionale del contrasto che riflette ad esempio l’infiltrazione fibro adiposa del miocardio del ventricolo destro nella displasia aritmogena o gli infiltrati infiammatori di una miocardite.
Sebbene sia possibile visualizzare le arterie coronarie ad oggi la risonanza magnetica non è ancora diffusamente utilizzata per lo studio dell’aterosclerosi coronarica per il quale l’angio TC rimane la tecnica non invasiva di scelta.

Antonella Labellarte
Cardiologa
Ospedale S. Eugenio, Roma