La resurrezione di Ippolito
di Comitato Scientifico del C.L.I.

Ippolito era un aitante ventenne, concupito da Fedra sua matrigna dal torbido fascino, ma il virtuoso giovane le resisteva da molti mesi. Con la complicità di una nutrice, mezzana astutissima, Fedra, nel cuore della notte, senza farsi riconoscere si introdusse nel suo letto e dette finalmente sfogo a tutte le sue brame represse. Non appena Ippolito ebbe sentore del tranello, ne rimase sconvolto, distrutto dai rimorsi e dal senso di colpa, cadde in una grave malattia che in poche settimane lo portò a morte. Le invocazioni del popolo arrivarono ad Asclepio che stava accarezzando il fido serpente e subito accorse portando con sé l’erba con la quale non molto tempo prima aveva riportato in vita Glauco. Di riserva aveva il sangue della Gorgonie. Per tre volte posò la foglia sul cadavere, in corrispondenza del cuore. E alla terza Ippolito aprì gli occhi e sollevò la testa come se si destasse da un sonno profondo. Sorrise ad Asclepio e subito dopo si affacciò al balcone per salutare la folla. Un grido di gioia si alzò nel cielo terso, Ippolito chiamò al suo fianco Asclepio per condividere con lui gli applausi, come fanno gli attori con l’autore alle prime, e l’abbracciò. L’eco festoso si propagò di isola in isola fino al meriggio e proseguiva quando Asclepio si congedò portando con sé, come dono, i venti destrieri più belli di Ippolito che eccitati dalle grida scalpitavano nel prato presi dalla stessa felicità.