La donna e l’infarto
di Comitato Scientifico del C.L.I.

È frequente che la donna in climaterio si rechi dal cardiologo: quasi sempre si tratta di disturbi funzionali, cioè non dovuti a lesione cardiovascolare; talvolta però la visita può non essere solo utile per dare tranquillità, ma può svelare innalzamenti transitori e permanenti della pressione arteriosa oppure i segni prodromici di malattie coronariche.
Con il climaterio il rischio di aterosclerosi coronarica aumenta e con essa aumenta il pericolo d’infarto. Le statistiche dimostrano chiaramente il mutare dell’incidenza dell’infarto nei due sensi, fenomeno che si è reso più evidente soprattutto nell’ultimo ventennio.
Fino a vent’anni fa, prima dei cinquan’tanni, su cento casi d’infarto novanta colpivano l’uomo a dieci la donna. La maggior parte degli infarti femminili inoltre, colpiva donne con menopausa precoce, spontanea o chirurgica, oppure che presentavano altre condizioni favorenti quali ipotiroidismo, diabete, ipertensione.

In seguito si cominciò a notare che le differenze nei due sessi si andavano riducendo e si disse che era il tributo che la donna pagava per la propria emancipazione. Era aumentato il numero delle fumatrici, c’era stato l’inserimento della donna nel mondo del lavoro e la sua ascesa a posti di responsabilità; in pratica la donna risultava esposta in misura sempre maggiore ai fattori causali d’infarto che in passato avevano insidiato quasi esclusivamente il maschio. Pur con questi cambiamenti resta valida l’ipotesi che prima della menopausa le donne possiedono un fattore protettivo contro le malattie delle coronarie che poi viene a mancare.
Una grande casistica del 1973 riportava la seguente mortalità per infarto miocardico in rapporto all’età e al sesso.

L’aumentata incidenza dell’infarto nella donna, viene da collegare con i cambiamenti ormonali cui questa va incontro con il sopravvenire del climaterio, ma i meccanismi precisi non sono ancora stati chiariti. Si è visto che dopo la menopausa il colesterolo del sangue aumenta, spesso in modo rilevante, mentre diminuisce la frazione legata alle liproteine ad alta densità, cioè il colesterolo-HDL, comunemente chiamato “buono”, perché come è noto svolge un’azione protettiva nei confronti dell’aterosclerosi.
Ma molto verosimilmente interferiscono anche altri fattori quali la ridotta escrezione di sodio con ritenzione di liquidi. In questo periodo sovente la donna diventa ipertesa; se lo era già la malattia si aggrava. Nelle donne con predisposizione sovente insorge diabete, altro importante fattore di rischio coronarico.
All’aumento delle cardiopatie concorre anche il cambiamento della condotta della vita con il sopraggiungere della menopausa la donna riduce l’attività fisica, tende a mangiare di più e ad aumentare di peso. Le turbe psico-emotive, l’ansia, il nervosismo, possono anch’esse contribuire. Un altro rischio, almeno potenziale, è costituito anche da altre modificazioni che si osservano nel sangue nel periodo del climaterio, quali l’aumento del fibrinogeno e del numero delle piastrine che accrescono la coagulabilità predisponendo alle trombosi e agli incidenti tromboembolici. Tutti questi cambiamenti, in varia misura, possono favorire l’insorgenza e il progredire delle lesioni cardiovascolari; diversi fattori della tendenza aterogena menopausale rimangono però oscuri come tanti altri aspetti della malattia aterosclerotica.