La carne… di laboratorio però!
di Antonella Labellarte
22 Ottobre 2022

Nel lontano 1931 Sir Winston Churchill, che non si può dire non avesse delle idee rispetto all’organizzazione della vita futura dei cittadini del mondo, scriveva: “Dovremmo smettere di continuare nell’assurdità di allevare un pollo intero con lo scopo di mangiarne soltanto le ali o il petto ed iniziare a far crescere queste parti separatamente in un mezzo adatto”.
Ed eccoci giunti al debutto della carne di laboratorio: è di questi giorni la notizia che un piatto composto da un tris di carne di pollo cresciuta in laboratorio è stato servito al Club 1880, Robertson Quay, Singapore. La carne è stata servita in un panino al sesamo con cipollotti, o avvolta in una pasta phyllo accompagnata a puree di fagioli neri, o su una cialda croccante con spezie e salsa piccante. Costo dell’operazione circa 23 dollari. Per ora solo a Singapore la carne prodotta a partire da cellule animali dalla compagnia americana Eat Just è passata dal laboratorio alla tavola, ma il numero delle start-up che se ne stanno occupando è notevole ed in almeno 24 Paesi ne è stata sviluppata la produzione in attesa del pronunciamento degli enti regolatori. Il governo degli Stati Uniti sta finanziando grossi centri universitari di ricerca perché come è noto a tutti la richiesta di cibi più sani e di proteine alternative a quelle della carne tradizionale ha subito un’impennata. E’ sotto gli occhi di tutti il proliferare di prodotti a base di proteine vegetali, alcuni dei quali cercano di somigliare ai preparati di carne, vedi gli hamburger vegani. Ciò che tengono a sottolineare i produttori è che in questo caso invece, si tratta di vera e propria carne prodotta in laboratorio a partire da cellule animali: ciò che davvero non c’è, sostengono, è il problema – anche etico per molti – della macellazione.
Il Dipartimento di Ingegneria Biomedica della Tuft University di Boston, Massachusetts è uno dei centri leader degli Stati Uniti che riceverà un grant di 10 milioni di dollari per 5 anni, ma diversi altri centri universitari si stanno occupando della questione che ha risvolti sicuramente in termini di affari, ma anche etici visto che la popolazione mondiale da nutrire nei prossimi anni sarà sempre più numerosa ed ancora vi sono potenti disuguaglianze tra i paesi più ricchi e quelli in cui ancora esiste il problema della fame. Inoltre ci si sta occupando di una produzione sostenibile, che riduca l’impatto ambientale degli allevamenti su larga scala che è davvero notevole. Ma ancora vi sono tante questioni aperte per le quali si cercano soluzioni. Come produrre i nutrienti che consentono a singole cellule estratte da animali o da un uovo di crescere e che attualmente provengono dagli stessi animali o da coltivazioni? Si dovrebbero rendere ancora più estensive le coltivazioni di soia, ad esempio? E con che costi? Le altre considerazioni sicuramente importanti riguardano da un lato l’aspetto salutare, si potrebbero produrre proteine meno dannose per l’organismo dal punto di vista cardiovascolare, dall’altro sono relative al gusto. Come rendere la carne di laboratorio realmente appetibile? E quali le altre operazioni di marketing che ne favoriscano la diffusione e l’accettazione da parte dei consumatori, vedi per esempio il nome da attribuire al prodotto “carne coltivata”?
Siamo ancora all’inizio ma lo chef Colin Buchan, che precedentemente era lo chef privato di David e Victoria Beckham, ha accettato di raccogliere la sfida e gettare uno sguardo verso il futuro servendo i suoi davvero innovativi piatti di carne al ristorante. Churchill… un profeta?

Fonti:
Medcape Will Real Meat Grown in a Lab Be Good for Us? Marcia Frellick October 04, 2022

Antonella Labellarte
Cardiologa
Ospedale S. Eugenio, Roma