Alle cure contribuivano molto i sacri serpenti tessalici degli asclepiei che durante la notte, silenziosi e instancabili, leccavano le ferite, le piaghe, le labbra, gli occhi e i lobi delle orecchie degli ammalati, avvolgevano con strette spirali gli arti flaccidi dei paralitici, pungevano con i denti sottili gli organi ammalati, si attorcigliavano sul petto, sull’addome e sulla schiena dei degenti addormentati. Questi serpenti attivissimi erano innocui e addomesticati; a quelli velenosi erano stati tolti i denti. I serpenti furono un’abile trovata di Asclepio per impressionare il pubblico e ad essi legò indissolubilmente la propria immagine, al punto che a Silione, prima ancora che a Roma, Asclepio venne onorato sotto forma di serpente posto su un carro. Nella statua ritrovata ad Epidauro, Asclepio appoggia una mano sulla testa del serpente e con l’altra regge lo scettro. In tutte le statue greche e romane dedicate a lui il serpente non manca mai: se il dio della medicina è in piedi, il serpente è attorcigliato al bastone, se è seduto sta raggomitolato ai suoi piedi come un gatto. La leggenda greca di Asclepio è identica a quella egizia di Toth, figlio di Sekmet, dea che dava indifferentemente malattie e guarigioni e di Ptat, fondatore del centro culturale di Menfi. Anche Toth, realmente esistito, fu un grande guaritore mitizzato alla morte e assunto nell’Olimpo egizio Ad Epidauro, divenuto il centro del culto asclepiadeo che per via marittima conquistò Atene, Eleusi, le isole di Coo, Creta e, al principio del IV secolo a.C. nell’Asia Minore dove a Pergamo venne eretto il celebre Pergamo (???) Dalla famiglia degli Asclepiadi nacque Ippocrate, che diverrà il padre della medicina. Negli scavi di Epidauro sono venuti alla luce anche i primi ex-voto, per grazia ricevuta. Fra le tante cose Asclepio è anche il padre della ofiolatria, il culto dei serpenti, diffusissimo in tutta l’antichità e, ancor oggi, presso molte popolazioni primitive. La devozione ad Asclepio si estinse dopo l’avvento del cristianesimo. Al posto della sua immagine, ad Epidauro, venne posta dapprima quella dell’arcangelo S.Michele che non era neppure medico e, successivamente, quella dei santi Cosma e Damiano, medici bravissimi
Il serpente