Certo non è tempo di parlare di digiuno o dieta. I panettoni, gli eleganti biscotti con la ghiaccia, le renne o i Babbo Natale di cioccolata e le Befane con le loro calze si affollano sulle nostre tavole.
Però vogliamo lo stesso parlare di un piccolo e interessante studio pubblicato online su Cell Metabolism da MJ Wilkinson e colleghi dell’Università di San Diego. Coautore dello studio S. Panda ha pubblicato un testo su “The Circadian Code” che si occupa appunto delle variazioni nel nostro organismo correlate all’andamento del ritmo circadiano.
Il valore del digiuno prolungato e a fasi intermittenti è oggetto da molto tempo di discussioni degli esperti del settore. Sulle basi di quanto osservato nei topi limitare l’assunzione di cibo ad una finestra di 10 ore al giorno promuove la perdita di peso e migliora il profilo metabolico.
Nel piccolo studio pilota 19 donne affette da sindrome metabolica sono state istruite a restringere il consumo del cibo entro 10 ore di ogni giornata per 12 settimane, osservando quindi un periodo di digiuno della durata di circa 14 ore ogni notte. I ricercatori non hanno in alcun modo modificato la dieta delle partecipanti allo studio, né ridotto l’introito calorico. La maggior parte delle donne erano obese con un Body Mass Index pari a 33Kg/m2. Per mezzo di una app, la “my Circadian Clock” le pazienti hanno registrato il proprio introito calorico durante le due settimane basali e le successive 12 del periodo di intervento.
Nel corso dello studio le partecipanti hanno perduto 3.3kg, approssimativamente il 3% del loro peso rispetto al basale (P=0,00028). E’ stata inoltre osservata una riduzione pari al 3% del BMI (P=0,0001), così come una riduzione significativa pari al 3% del grasso viscerale (P=0,004) e del 4% della circonferenza addominale (P=0,009).
Nello studio è stato osservato anche un effetto favorevole sui parametri cardiometabolici: riduzione del colesterolo totale e LDL, riduzione dell’emoglobina glicata e dei valori di pressione arteriosa sistolica e diastolica. Poiché le partecipanti allo studio, affette da sindrome metabolica, erano per la gran parte in terapia con statine e farmaci antipertensivi, questi risultati raggiunti on top alla terapia medica hanno una grossa valenza clinica.
I ricercatori affermano che l’irregolarità nelle abitudini alimentari agiscono in maniera sfavorevole sulla salute cardiometabolica. Questo tipo di alimentazione con un ciclo regolare di digiuno e di nutrizione supporta il ritmo circadiano e più del 70% delle partecipanti hanno riferito un miglioramento del riposo. Un altro aspetto favorevole registrato nello studio è stata l’aderenza al trattamento: le partecipanti hanno infatti confermato la maggiore facilità nel rispettare il periodo di “digiuno prolungato” piuttosto che il ridurre e contare le calorie o incrementare l’attività fisica.
Antonella Labellarte
Cardiologa
Ospedale S. Eugenio, Roma