Fumo e mortalità nei giovani adulti con infarto del miocardio
di Camilla Cavallaro
20 Luglio 2020

I pazienti che vanno incontro ad infarto del miocardio (IMA), soprattutto se fumatori, hanno un tasso di mortalità e di rischio di sviluppare malattie cardiovascolari più elevato rispetto alla popolazione generale (1). Dai risultati di un lavoro americano recentemente pubblicato su JAMA, il registro YOUNG-IM (2), è emerso che tra i giovani adulti che vanno incontro ad IMA oltre il 50% è fumatore e che due terzi di questi  continua a fumare anche dopo l’evento.

Biery e colleghi hanno disegnato il registro YOUNG-IM (2) per valutare l’incidenza, nei giovani adulti (<50 aa) del tabagismo ed analizzarne l’associazione con la sospensione del fumo in termini di sopravvivenza.

La popolazione esaminata è un campione di 2072 individui (età media 45 anni) costituita per l’ 80.6% da uomini con IMA. Tra questi il 33.9% erano non fumatori, il 13.6% ex fumatori ed il 52.5% fumatori al momento del ricovero. Del gruppo “fumatori” composto da 910 pazienti ad un anno dall’IMA il 62.3% ha continuato a fumare. Gli autori del lavoro hanno quindi messo a confronto questa popolazione con quella di pazienti che ha interrotto il fumo dopo IM.

Ad un follow up medio di 11.2 anni il tasso di mortalità cardiovascolare post IM è risultato più alto tra i fumatori rispetto ai non fumatori (5.3% vs 1.7%; P = 0.008). Gli individui che avevano smesso di fumare hanno avuto, rispetto ai fumatori, una significativa riduzione della mortalità per tutte le cause (hazard ratio [HR], 0.35; 95% CI, 0.19-0.63; P < 0.001) ed un minore tasso di mortalità cardiovascolare (HR, 0.29; 95% CI, 0.11-0.79; P = 0.02). Tali valori sono rimasti significativi anche dopo analisi  statistica con “propensity score” (HR, 0.30 [95% CI, 0.16-0.56; P < .001] per la mortalità da tutte le cause e HR 0.19 [95% CI, 0.06-0.56; P = .003] per la mortalità cardiovascolare.

Nonostante le due popolazioni avessero caratteristiche basali sovrapponibili,  nel gruppo di pazienti che aveva smesso di fumare si è verificata una riduzione del 70-80% della mortalità sia cardiovascolare che da altre cause.

 

Considerazioni:

Questo studio ha rilevanza perché sottolinea l’importanza della sospensione del fumo in particolare negli individui giovani con IM. Ad oggi è il primo studio che esamina l’associazione tra sospensione del fumo ed infarto del miocardio in giovane età.

I dati sull’abitudine al fumo anche dopo infarto sono preoccupanti, commentano gli autori nella discussione del lavoro. L’obiettivo per il futuro è quello di sensibilizzare ed educare gli individui più a rischio ad uno stile di vita più sano.

Alla luce dei risultati di questo studio riteniamo che sia importante porre l’attenzione sui percorsi terapeutici, sia farmacologici che psicologici  da offrire ai pazienti che hanno la necessità di smettere di fumare. Spesso, infatti, il principale ostacolo  è la poca attenzione da parte del medico e la  mancanza di percorsi assistenziali adeguati.

 

Bibliografia

  1. Arnett DK, Blumenthal RS, Albert MA, et al. 2019ACC/AHAGuideline on the Primary Prevention of Cardiovascular Disease: A Report of the American College of Cardiology/American Heart Association Task Force on Clinical Practice Guidelines. [published corrections appear in Circulation. 2019;140(11):e649-e650, 2020;141(4): e60
  2. Biery DW, Berman AN, Singh A, et al. Association of smoking cessation and survival among young adults with myocardial    infarction in the partners YOUNG-MI registry. JAMA Netw Open. 2020;3(7):e209649.