Introduzione
La fibrillazione atriale (FA) rappresenta l’aritmia cardiaca più diffusa nella popolazione adulta e la sua prevalenza è in costante aumento a livello globale1-3. L’identificazione di fattori modificabili che possano ridurre il rischio di recidiva rappresenta una priorità clinica. Il caffè, contenente numerose sostanze bioattive tra cui la caffeina, il cui ruolo nella modulazione del rischio di aritmie, e in particolare della fibrillazione atriale, rimane controverso4-5. La credenza comune sostiene che la caffeina possa esercitare un effetto pro-aritmico; tuttavia non sono presenti in letteratura studi che confermino questo dato.
Il DECAF Trial6, uno studio clinico randomizzato multicentrico, rappresenta il primo tentativo formalmente controllato di valutare l’impatto del consumo quotidiano di caffè sulla recidiva di FA in un campione di pazienti sottoposti a cardioversione elettrica.
Metodi
Disegno dello studio
Il DECAF è uno studio prospettico, randomizzato, open-label, condotto in cinque centri ospedalieri negli Stati Uniti, in Canada e in Australia. Sono stati arruolati 200 pazienti adulti, affetti da fibrillazione atriale persistente o flutter atriale associato a storia di FA, tutti con cardioversione elettrica programmata.
La randomizzazione avvenivano solo in caso di cardioversione efficace e sostenuta. I partecipanti sono stati assegnati 1:1 a:
- Gruppo Consumo di caffè: i pazienti selezionati in tale gruppo avevano indicazione a bere almeno una tazza al giorno senza variazioni significative rispetto alle abitudini abituali.
- Gruppo Astinenza: invitati ad astenersi completamente da caffè e da tutte le altre fonti di caffeina.
La durata del follow-up è stata di 6 mesi.
Outcome
L’endpoint primario era la recidiva clinicamente documentata di FA o flutter atriale (durata ≥30 secondi), confermata da ECG, monitoraggio a dispositivo portatile o dispositivi impiantabili.
Gli endpoint secondari includevano: recidiva separata di FA; recidiva di flutter atriale; eventi avversi cardiovascolari maggiori (morte, infarto, ictus, scompenso, ospedalizzazioni, accessi in PS).
Risultati
I 200 pazienti arruolati (età media 69 anni con una prevalenza di uomini) presentavano profili clinici complessivamente bilanciati nei due gruppi. La maggior parte assumeva β-bloccanti o antiaritmici di classe III o IC. Il consumo basale mediano di caffè era di 7 tazze/settimana in entrambi i gruppi.
Outcome primario
La recidiva di FA/flutter è stata documentata nel 47% dei pazienti del gruppo consumo 64% dei pazienti del gruppo astinenza. Il consumo di caffè ha ridotto il rischio di recidiva del 39% HR di 0,61 (IC 95% 0,42–0,89; p = 0,01)
Endpoint secondari
- La recidiva di sola FA ha mostrato una riduzione significativa (HR 0,62; p = 0,01).
- La recidiva di solo flutter atriale è stata rara e non statisticamente diversa tra i gruppi.
- Non sono emerse differenze significative in termini di eventi avversi maggiori, sebbene nel gruppo astinenza si sia registrato un numero leggermente maggiore (10 vs 15) di ospedalizzazioni correlate a FA/flutter.
Discussione
Lo studio DECAF fornisce il primo livello di evidenza clinica randomizzata sull’effetto della caffeina nell’incidenza di fibrillazione atriale. Contrariamente alla tradizione clinica e al percepito sociale, che suggerisce un effetto pro-aritmico, il consumo regolare di caffè è stato associato a una riduzione significativa delle recidive di FA dopo cardioversione.
L’azione protettiva del caffè può essere spiegata da diversi meccanismi: il blocco dei recettori dell’adenosina (A1, A2A): l’adenosina favorisce l’induzione di FA riducendo il periodo refrattario atriale. La caffeina antagonizzando questi recettori, potrebbe esercitare potenzialmente un effetto antiaritmico; effatto antiinfiammatorio: Composti come gli acidi clorogenici riducono i marcatori infiammatori sistemici, noti fattori di rischio per FA; modulazione del tono autonomic Una leggera attivazione simpatica può contrastare la FA di tipo vagale.
Interpretazione clinica
Il beneficio osservato sembra derivare dal consumo di caffè, piuttosto che dal danno indotto da un’astinenza improvvisa. È importante sottolineare che la caffeina considerata in questo studio era di origine naturale e che il consumo di caffè rientrava in intervalli abituali. Sarebbe inappropriato estendere eventuali benefici a dosi elevate di caffeina e, in particolare, a prodotti sintetici come le bevande energetiche, che possono contenere altre sostanze.
Limiti dello studio
- Non è uno studio in cieco.
- Il campione è limitato.
- Non tutti i pazienti del gruppo astinenza hanno mantenuto l’astinenza completa (solo il 69% ha effettivamente rispettato l’astinenza assoluta).
- Possibile sotto-rappresentazione dei soggetti che percepiscono il caffè come trigger personale dell’aritmia.
Conclusioni
Il DECAF Trial rappresenta un contributo significativo alla comprensione del rapporto tra caffeina e fibrillazione atriale. Nei pazienti precedentemente bevitori di caffè sottoposti a cardioversione elettrica, l’assunzione quotidiana di modeste quantità di caffè è risultata associata a un rischio significativamente ridotto di recidiva di FA/flutter nei 6 mesi successivi, senza evidenza di un aumento di eventi avversi.
Questi risultati suggeriscono che il consumo moderato di caffè (circa una tazza al giorno) può essere considerato sicuro e potenzialmente benefico, contrariamente alle indicazioni tradizionali che raccomandavano un’astinenza generalizzata. Nuovi studi saranno necessari per valutare l’effetto di dosaggi differenti e altre fonti di caffeina.
Bibliografia:
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