DAL BARBIERE SI RIDUCE LA PRESSIONE?
di Claudio Ferri
12 Marzo 2018

In un recente articolo [N Engl J Med. 2018 5;378(14):1291-1301] abbiamo – un po’ annoiati – letto per l’ennesima volta che il problema dell’ipertensione arteriosa è ancora in buona parte irrisolto, soprattutto tra i neri non ispanici. La lieve noia è venuta subito meno quando, scorrendo i metodi, abbiamo letto che i ricercatori hanno reclutato – per migliorare il controllo pressorio – 319 maschi neri ipertesi (sistolica >140 mm Hg) in 52 barberie, cioè in luoghi ove ci si aspetta di parlare di sport o politica, non certo di salute.

In modo molto arguto, questi ipertesi sono stati assegnati a due protocolli: uno d’intervento, in cui essi avrebbero favorito incontri nelle barberie, fatti gratuitamente con farmacisti appositamente preparati, ed un altro di controllo, in cui i pazienti stessi avrebbero incoraggiato le idonee modificazioni dello stile di vita con incontri in barberia e ad andare dal medico.

L’outcome composito primario era la riduzione della pressione arteriosa sistolica a sei mesi.

La pressione arteriosa basale è risultata essere 152.8 mm Hg nel gruppo di intervento e 154.6 mm Hg in quello di controllo. Dopo 6 mesi, la sistolica era ridotta di 27.0 mm Hg (fino a 125.8 mm Hg) nel braccio di intervento e di 9.3 mm Hg (fino a 145.4 mm Hg) in quello di controllo. L’aderenza al “trattamento in barberia” è stata eccellente, con pochissimi drop out. L’intervento era significativamente superiore al controllo in termini di riduzione pressoria (+21.6 mm Hg, Intervallo di confidenza al 95% 14.7 – 28.4; P<0.001). Un livello pressorio < 130/80 mm Hg era raggiunto dal 63.6% dei pazienti nel braccio attivo e dall’11.7% dei pazienti in quello di controllo (P<0.001).
Tutto questo solo andando a svagarsi in barberia, ascoltando i saggi consigli sullo stile di vita da parte di personale – i farmacisti – appositamente preparato.

I considerazione di ciò, certo non vogliamo pensare di sottrarre al medico il governo della salute: solo una lunga preparazione nelle sedi universitarie ed in corsia permette di cogliere al meglio la specificità dell’individuo e sartorializzare con umanità e professionalità diagnosi e cura.

Tuttavia, è ormai tempo che – cum grano salis – anche altri partecipino alla prevenzione cardiovascolare e, perché no, portino una parola di saggezza anche in luoghi dove noi comuni mortali – da anni – andiamo solo per tagliarci i capelli e fare due chiacchiere sul più ed il meno.

Prof. Claudio Ferri
Direttore della Scuola di Medicina Interna
Università degli Studi L’Aquila