Il dolore di un amore che finisce o che non riesce a realizzarsi non è solo una sofferenza spirituale, ma fa male fisicamente. Gli ormoni che il cervello, la nostra centrale operativa, rilascia in questi casi sono del tipo “malvagio”, di quelli che si pongono alla base della nostra cattiva salute, il cortisolo primo fra tutti insieme con gli antagonisti della serotonina e gli eicosanoidi cosiddetti “cattivi” che favoriscono l’aggregazione della piastrine, sono vasocostrittori, sono pro-infiammatori e stimolano la proliferazione cellulare.
Recentemente ho ascoltato una storia d’amore particolarmente toccante.
Ilda, (nome ovviamente posticcio per la salvaguardia della privacy) mi ha narrato della sua disavventura amorosa. Ultracinquantenne molto piacente, divorziata da un marito col quale non andava assolutamente più d’accordo da tanti anni, resta sola e non accetta la corte o le avances di altri uomini tanto per tenersi “occupata”. “Io so stare da sola e non mi occorre un uomo a fianco tanto per dire che sono accoppiata. Le mie esperienze d’incontro sono limitate alle relazioni sul posto di lavoro e a quelle amicali. Sono in grado di riconoscere la persona giusta, ma lo scorrere della vita non offre molte possibilità d’incontro”.
Ilda mi racconta che recentemente aveva incontrato un uomo che la faceva vibrare. Un uomo gentile ed interessante che le faceva la corte con una premura d’altri tempi, mandava fiori alle date giuste. Lei però, che è un po’ all’antica, non gli aveva manifestato chiaramente il suo interessamento pur apprezzandolo molto come persona. Il destino vuole che quest’uomo sensibile e interessante si ammali di cuore. Si sottopone ad un intervento di chirurgia cardiaca e sta molto male per un periodo di convalescenza che non lascia molte speranze di recupero. Il suo cuore sta cedendo del tutto. Allora, Ilda forza la sua timidezza, gli manda a dire dall’amica che li fece incontrare che anche se lui tornerà alla vita con il cuore “riparato” non fa nulla, che a lei va bene lo stesso perché quel che conta non è la condizione fisica delle pulsazioni, ma il sentimento e la qualità amorosa dei battiti del cuore. Lui però non ce la fa e muore. Il volto di Ilda è bello e mostra un sorriso dolce, ma triste.
Ancora una volta è stata sfortunata nell’incontro e Amore, che sa essere un dio crudele, non le ha concesso la felicità.
Tutta la nostra vita, e quella sentimentale in particolare, è scandita dal battito cardiaco. Le emozioni più forti lasciano il segno fisicamente e dovremmo stare attenti a imparare a viverle con il giusto grado di coinvolgimento. Il cuore e i suoi battiti sono il mantra che qualifica il nostro modo di essere al mondo. A chi batte spesso e forte, anche per le situazioni cosiddette “minori”, non resta che suggerire di formarsi a gestire questa predisposizione che può essere anche nociva nel lungo periodo. A chi è più cinico e freddo, invece, si consiglia di imparare a lasciarsi andare leggermente di più verso la manifestazione amorosa scandita dai battiti cardiaci, perché foriera di possibili eventi di riconoscimento affettivo che sono, nella giusta misura, un vero toccasana per il nostro stato umorale e per il nostro muscolo cardiaco con esso inestricabilmente intrecciato.
Le emozioni non sono qualcosa di aeriforme e inconsistente, ma sostanza che lascia la sua traccia a livello dell’ RNA messaggero cellulare. E’ ormai assodato dalla scienza medica che forti emozioni in grado di aumentare notevolmente la frequenza del battito cardiaco non sono salutari, perché all’aumento della frequenza corrisponde quasi sempre un aumento della pressione sanguigna e, soprattutto ad una certa età, questo non va bene. Quindi, il cuore e il batticuore dovrebbero vivere in una dimensione integrata ed equilibrata per non creare guai a volte anche irreparabili.
A tutti è nota la fine del dottor Zivago, personaggio del celebre romanzo di Boris Pasternak. Zivago ama disperatamente Lara, ma la vita e gli eventi storici del periodo rivoluzionario bolscevico li divide. Passata la tempesta di sovversione politica, Zivago e Lara si sono persi di vista. Un giorno, però, a lui sembra di vederla camminare proprio a fianco al tram nel quale viaggia come passeggero. E’ tanta l’emozione per Zivago di rivedere il suo grande amore che cerca di scendere dal mezzo e di rincorrerla, ma il suo cuore, sopraffatto dall’emozione, cede e il dottore più celebre della romanistica russa muore d’infarto per strada.
Il cuore e il batticuore devono necessariamente giungere ad un “accordo” emotivo che possa salvaguardare il primo per mezzo dell’ottimale frequenza del secondo, soprattutto nel tempo e negli eventi sentimentali.
Ivan Battista
Psicologo, psicoterapeuta, docente presso la Scuola Medica Ospedaliera,
Ospedale Santo Spirito, Roma