Gli esperti sostengono che l’ira spesso insorge in accordo con fonti interiori inconsce. Allora, la prima cosa da fare per difendersi dall’ira che infiniti lutti può addurre agli umani è capire davvero perché essa s’impossessa di noi, fino a farci perdere il lume della ragione in determinate situazioni.
Ad esempio: perché un’automobile che c’impedisce di uscire dal parcheggio ci rende folli fino ad arrivare all’acting out di munirsi di un punteruolo e bucare gli pneumatici del malcapitato automobilista maleducato o addirittura la sua carne? Certamente, è un evento che può infastidire, ma a meno che non stiamo vivendo una situazione di estrema urgenza, non costituisce certo una minaccia alla nostra sopravvivenza tale da giustificare un atto del genere. Cosa fare, allora, per difendersi dall’attacco d’ira esagerato?
Gli esperti sostengono che bisogna attenersi a cinque fasi prettamente razionali nel procedere allo smantellamento dell’ira:
- Sforzarsi di osservare dal di fuori l’azione che ci vede coinvolti;
- Sforzarsi di comprendere perché l’evento innescante ci colpisce così profondamente e/o confermare la validità del punto di vista dell’altro ove l’azione condotta dall’ira fosse rivolta verso noi;
- Carpire quante più informazioni possibili;
- Sostenere con fermezza, ma con educazione, i propri interessi ed esigenze;
- Trovare un punto di comprensione per arrivare ad una soluzione.
Più specificatamente, per quel che riguarda l’attacco iroso di un altro che si rivolge verso noi, si deve:
- evitare l’escalation simmetrica con le provocazioni del “collerico”. Fermatevi sempre in tempo;
- Non accogliere la sua ira, ma l’iroso e contenerlo;
- Se, in ufficio, si è superiori in grado rispetto all’iroso, dare sanzioni reversibili e, durante l’attacco disforico, assumere un comportamento corretto imitabile (non usare parole maleducate che il sottoposto non potrebbe adoperare con voi, tenere il tono della voce chiaro, ma basso e calmo);
- Comunque, interessarsi alla persona “irosa”, valutando il suo punto di vista;
- Usare l’ascolto attivo e un comportamento assertivo;
- Utilizzare i messaggi-io.
- Se tutto questo non dovesse essere sufficiente a smorzare l’ira di chi vi “aggredisce” e capite che l’attacco d’ira sta per porre l’individuo fuori controllo, allontanarsi il più possibile dall’iroso e dal suo agire sotto l’influsso dell’attacco d’ira. A volte basta mettere una distanza minima tra sé e chi è preda di un attacco iroso rivolto contro di noi.
Il messaggio-io è indispensabile per ottenere una comunicazione aperta e autentica. E’ una componente fondamentale del comportamento assertivo ed è molto usato per la gestione dell’iroso. La passi per formulare un messaggio-io è:
- Descrivere il comportamento: fatti, non valutazioni (“Quando”…”Se tu …”);
- Descrivere l’effetto concreto e tangibile causatoci dal comportamento;
- Esprimere con precisione e pacatezza i propri sentimenti ed emozioni;
Esempio: Quando arrivi tardi a darmi il cambio il servizio ne risente perché sono stanca, mi salta tutta la programmazione oraria del resto della mia giornata, mi sento poco rispettata e perciò mi urto molto.
Per quanto riguarda la deflazione (sgonfiamento) degli stati irosi ad insorgenza endogena (interna), quando essi si ripetono con frequenza siamo in presenza di un carattere iroso. Non resta, quindi, che rivolgersi ad un bravo psicoterapeuta specializzato. In entrambe le situazioni (ira reattiva o ad insorgenza endogena/inconscia) il vantaggio che si riceve dalla migliore gestione/soluzione va a beneficio della nostra salute e di quella del cuore in particolare. Organo che, come abbiamo avuto modo di comprendere nel precedente articolo, è molto sensibile all’emozione dell’ira fino a potersene danneggiare.
Ivan Battista
Psicologo, psicoterapeuta, docente presso la Scuola Medica Ospedaliera,
Ospedale Santo Spirito, Roma