Chi sa leggere un vetrino alzi la mano. Forse sono molti più di quanto si pensi, ma possiamo ammettere che pochi cardiologi clinici si affidano ad un microscopio elettronico per completare una diagnosi. Nella nostra pratica clinica c’è poco spazio per la diagnosi istologica.
Quest’anno la professoressa Arbustini ha insegnato nel minicorso a leggere i vetrini, con tanto di microscopi per rendere la sessione pratica ed interattiva.
Si sono mostrate anche immagini OCT, che tra tutte le metodiche intravascolari, è quella che più si avvicina all’anatomia patologica. Si sono presentate immagini di placca ulcerata complicata con trombo e responsabile di infarto rilevate all’istologia e all’OCT ed altre di trombosi coronarica occorsa per un meccanismo erosivo.
Si è discussa l’emorragia di placca, un buco nero per l’imaging coronarico, non essendo al momento esplorabile in vivo nel distretto coronarico e si sono presentati quegli elementi che caratterizzano la placca coronarica a rischio di eventi: tra cui il pool lipidico protetto da una capsula fibrosa e la componente infiammatoria.
Le conoscenze derivate dall’anatomia patologica sono state trasferite all’imaging coronarico e negli ultimi anni quest’ultimo ha contribuito alla comprensione delle genesi delle sindromi coronariche acute. Riteniamo che i medici di unità coronarica debbano interpretare un’indagine OCT, in un percorso di diagnosi differenziale di sindrome coronarica acuta, esattamente come dovrebbero valutare immagini di RMN.
La base di questo percorso diagnostico è l’istologia, che dobbiamo conoscere.