Le diverse indagini, soprattutto recenti, hanno confermato, se ce ne fosse stato bisogno, la frequenza delle complicazioni imputabili all’ipertensione arteriosa. La loro precocità e gravità è, in larga misura, legata al grado di innalzamento della pressione. È stata messa chiaramente in evidenza la stretta e costante correlazione esistente fra morbilità, mortalità e gravità dell’ipertensione: quanto più la pressione è elevata, tanto più precoci e frequenti sono le complicazioni. A qualunque valore di pressione arteriosa le probabilità di incidenti cardiovascolari si riduce parallelamente all’abbassarsi dei valori. Tutti i medici sono concordi nel riconoscere che pressoché tutte le ipertensioni arteriose sono oggi correggibili, ma purtroppo non si tiene conto della negligenza nella sorveglianza e nella terapia tanto diffusa fra medici e ammalati. In quale misura una terapia corretta e correttamente seguita migliora l’avvenire dell’iperteso? Anche su questo punto le statistiche dimostrano che l’insufficienza ventricolare sinistra, gli incidenti vascolari cerebrali e l’insufficienza renale sono influenzati favorevolmente. In minor misura questo avviene per le malattie delle coronarie indubbiamente perché l’aterosclerosi coronarica è un processo che dipende da molteplici fattori che cominciano ad agire con l’inizio della vita e possono divenire irreversibili già a partire dall’adolescenza. Non vi è dubbio però sul fatto che le coronaropatie presentano un decorso migliore se l’ipertensione viene adeguatamente e costantemente curata.
Frequenza dell’ipertensione arteriosa nella popolazione italiana suddivisa per gruppi di età.
Età | Maschi % | Femmine % |
18-24 anni | 1,6 | 1,1 |
25-34 anni | 4,8 | 3,1 |
35-44 anni | 13,4 | 8,4 |
45-54 anni | 18,9 | 18,2 |
55-64 anni | 23,3 | 31,8 |
65-74 anni | 30,3 | 49,9 |
75-79 anni | 41,6 | 45,9 |