Background: Le complicanze dell’infarto miocardico acuto sono classicamente suddivise in complicanze meccaniche (insufficienza sistolica acuta, rottura di cuore, disfunzione dei muscoli papillari) e complicanze elettriche.
Tra queste ultime distinguiamo le più frequentemente descritte aritmie ipercinetiche (tachicardia ventricolare, fibrillazione ventricolare), ma anche i disturbi di conduzione che, se non interpretati come indicatori di instabilità elettrica ed emodinamica, possono esporre il paziente a rischio di morte cardiaca improvvisa.
Caso clinico: Un paziente di 60 anni giunge all’attenzione del suo medico curante per un singolo episodio di dolore toracico associato a sudorazione algida e presincope. Al momento della visita il paziente era asintomatico, anamnesi negativa per malattie degne di nota, esame obiettivo nei limiti.
Il medico di medicina generale eseguiva un ECG a 12 derivazioni che mostrava: ritmo sinusale FC 75 bpm, conduzione AV nei limiti, emiblocco anteriore sinistro, blocco di branca destro, non alterazioni specifiche ST-T (Figura 1). Il reperto elettrocardiografico, veniva confrontato con un ECG di qualche anno prima e che risultava completamente diverso (Figura 2).


Il paziente veniva quindi indirizzato in pronto soccorso dove l’ECG registrato all’ingresso mostrava ritmo sinusale FC 75 bpm, blocco di branca sinistro (Figura 3):

Prendendo in considerazione gli elettrocardiogrammi portati in visione dal paziente è stato diagnosticato un blocco trifascicolare. Il paziente veniva monitorizzato in codice rosso e veniva registrata la seguente telemetria che mostrava episodi di blocco atrioventricolare avanzato associato a presincope (Figura 4).

Veniva quindi somministrata isoprenalina in infusione endovenosa e veniva applicato pacing transcutaneo.
Nel frattempo si eseguiva un ecococardiogramma transtoracico che mostrava acinesia del setto interventricolare anteriore e della parete anteriore del ventricolo sinistro. Le analisi di laboratorio mostravano troponina hs notevolmente elevata pari a 4,1 mcg/L (cut off 0,014 mcg/L).
Il paziente è stato immediatamente trasportato in sala di emodinamica, si posizionava il pacemaker temporaneo e si eseguiva coronarografia che mostrava occlusione completa dell’arteria discendente anteriore al tratto prossimale poco dopo l’origine con il primo ramo diagonale appena visibile e una stenosi significativa al tratto prossimale del I ramo marginale ottuso (Figura 5 panel A e B).

Veniva quindi eseguita angioplastica coronarica con impianto di due stent medicati al tratto prossimale della discendente anteriore (Figura 5 panel C e D). Successivamente, veniva trattata anche la lesione sul I ramo marginale ottuso con impianto di uno stent medicato. Il paziente è stato monitorizzato in UTIC per 48 ore dal completamento della rivascolarizzazione coronarica e non sono state registrate ulteriori aritmie ipocinetiche. La degenza proseguiva in assenza di complicanze ed il paziente è stato avviato alla dimissione in settima giornata. L’ECG alla dimissione è mostrato in Figura 6.

Conclusioni: Il blocco trifascicolare rappresenta una significativa e pericolosa alterazione elettrica ed emodinamica che dovrebbe essere considerata a tutti gli effetti un equivalente ischemico, soprattutto in presenza di sintomi di allarme. L’immediato riconoscimento di questa problematica da parte del medico di pronto soccorso e del cardiologo è un punto cruciale al fine di indirizzare il paziente all’iter diagnostico-terapeutico più appropriato.
Bibliografia:
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