Tra le sfide più complesse nella gestione della fibrillazione atriale (FA) vi è quella dei pazienti che presentano contemporaneamente un alto rischio di ictus e di sanguinamento. In questa popolazione – tipicamente con CHA₂DS₂-VASc ≥ 2 e HAS-BLED ≥ 3 o una storia di emorragie maggiori – la terapia anticoagulante orale (OAC) è spesso controindicata o utilizzata con estrema cautela.
La chiusura percutanea dell’auricola sinistra (LAAO) è nata come alternativa “device-based”, con l’obiettivo di eliminare il principale sito di trombogenesi evitando l’esposizione prolungata agli anticoagulanti. Dopo i risultati incoraggianti di PROTECT-AF e PREVAIL (vs warfarin) e di PRAGUE-17 (vs DOAC), che avevano mostrato la non-inferiorità della LAAO nel prevenire eventi ischemici con un possibile vantaggio sul sanguinamento a lungo termine, mancava un grande studio dedicato proprio ai pazienti ad altissimo rischio emorragico – quelli per cui la procedura era concepita.
Il CLOSURE-AF (Left Atrial Appendage Closure in patients with Atrial Fibrillation), presentato al congresso AHA 2025 di New Orleans, è stato un trial prospettico, multicentrico, randomizzato (1:1) condotto in 46 centri tedeschi, con disegno PROBE (open-label, endpoint in cieco). Sono stati arruolati 912 pazienti con FA non valvolare, CHA₂DS₂-VASc di 5 e alto rischio di sanguinamento (HAS-BLED ≥ 3, storia di emorragia maggiore, CKD avanzata o sanguinamenti ricorrenti).
La chiusura percutanea con device CE-mark (Watchman FLX, Amulet, LAmbre) e schema post-procedurale individualizzato (in genere breve DAPT per 3 mesi → singola antiaggregazione) è stato confrontato con gruppo “terapia medica ottimale”, comprendente DOAC quando possibile, oppure antiaggregante singolo o nessuna terapia nei casi di controindicazione assoluta. L’endpoint primario era un composito di net clinical benefit (tempo al primo evento di ictus ischemico/emorragico, embolia sistemica, morte cardiovascolare o inspiegata, o sanguinamento maggiore BARC 3-5).
L’endpoint primario si è verificato nel 16.8 % dei pazienti del gruppo LAAO e nel 13.2 % del gruppo BMC (HR 1.27; IC 95 % 0.95–1.70), senza dimostrazione di non-inferiorità; e il trial è stato interrotto precocemente per futilità.
Sorprendentemente, i tassi di ictus ischemico erano simili tra i gruppi (4.5 % vs 4.2 %), mentre la differenza era interamente guidata da un eccesso di sanguinamenti maggiori nel braccio LAAO (11.5 % vs 8.1 %), in gran parte peri-procedurali. Il successo tecnico di impianto è stato elevato (98.3 %), ma molti pazienti nel braccio LAAO hanno continuato comunque la terapia antitrombotica a un anno, riducendo il vantaggio teorico della procedura.
Il paradosso del CLOSURE-AF è evidente: una strategia concepita per ridurre i sanguinamenti ha fallito proprio a causa di un incremento di sanguinamenti peri-procedurali (legati all’impianto di device). Inoltre, molti pazienti hanno continuato l’anticoaguliazione orale dopo l’intervento.
Il risultato del CLOSURE-AF non cancella i risultati positivi degli studi precedenti. Nel PRAGUE-17, la LAAO era risultata non-inferiore ai DOAC per l’endpoint combinato ischemico-emorragico, con una riduzione significativa dei sanguinamenti non procedurali (sHR 0.55; IC 95 % 0.31–0.97). Allo stesso modo, una meta-analisi dei trial randomizzati (PROTECT-AF, PREVAIL, PRAGUE-17) ha documentato una riduzione dell’ictus emorragico di circa 80 % e una minore mortalità cardiovascolare e totale, a fronte di tassi ischemici sovrapponibili all’anticoagulazione.
Resta aperta la questione della durabilità del beneficio e della possibilità che, nel lungo termine, la riduzione cumulativa del rischio emorragico possa riequilibrare i risultati iniziali. Diversi grandi trial ongoing, con endpoint più mirati, ci daranno risposte più esaustive –CATALYST, LAA-KIDNEY, STROKE-CLOSE e LAAOS-4 – che valuteranno la LAAO in popolazioni diverse e con protocolli farmacologici ottimizzati.
Per ora, i risultati del CLOSURE-AF non suggeriscono l’utilizzo routinario della LAAO come alternativa al DOAC, riservando questa procedura solo in casi selezionati non trattabili con terapia anticoagulante ottimale.
Bibliografia
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