Gli americani lo chiamano “Junk Food”, cibo spazzatura. Patatine fritte, dolciumi, merendine, snack, schifezze varie. Da sempre le persone obese dicono che vorrebbero tanto farne a meno, ma che c’è un “qualcosa” che impedisce loro di smettere. E’ spesso considerato un alibi e spinge talvolta a sentimenti di commiserazione.
In realtà la teoria prende origine da uno studio condotto sui ratti. Quando i ricercatori hanno consentito ai ratti libero accesso ad una dieta ricca di pancetta, caramelle, dolcetti al burro ed altro, gli animali sono rapidamente aumentati di peso. Man mano che ingrassavano, l’atteggiamento compulsivo nel mangiare cresceva, a tal punto che non cessavano di alimentarsi anche quando avevano “imparato” che avrebbero subito un piccolo elettroshock non appena si fossero avvicinati al cibo.

Nel frattempo, un altro gruppo di ratti, alimentato con una dieta equilibrata e con una limitata possibilità di accesso a “leccornie” varie, non hanno incrementato granché il loro peso ed erano abbastanza “svegli” da smettere di mangiare non appena compariva il segnale dello shock imminente.
Ad un certo punto, ai ratti obesi, la dieta è stata modificata con cibi più salutari. Ebbene, quello che è ancora più sorprendente, dicono i ricercatori, è che i ratti obesi hanno iniziato una sorta di sciopero della fame. Per due settimane circa hanno praticamente rifiutato quasi del tutto ogni alimento.
Tutto questo ha qualcosa a che vedere con il comportamento delle persone in continua lotta con i propri problemi di peso?

I ricercatori sostengono che una dieta ricca in alimenti decisamente “compensatori” può indurre dei cambiamenti nel sistema che presiede nel cervello al meccanismo della sazietà.
Nel cervello degli animali obesi è stata rilevata una riduzione dei recettori D2 per la dopamina, che altri studiosi, in precedenza, hanno posto in relazione con il meccanismo di dipendenza da eroina e cocaina. Inoltre, quando è stata indotta tramite un virus una riduzione del numero di questi recettori, i ratti hanno iniziato a mangiare compulsivamente cibo spazzatura.
Nel cervello delle persone che divengono obese, il numero di questi recettori si riduce nel tempo e può giocare un ruolo importante nel meccanismo che fa sì che continuino a “super” alimentarsi ed a rimanere “insoddisfatti”.
In un altro studio, ai ratti, alimentati per cinque giorni con una dieta regolare, è stato poi concesso un cibo al sapore di cioccolato e decisamente ricco in zuccheri. Una volta sospeso, i ratti che ne erano diventati ghiottissimi, hanno mostrato segni di ansietà ed hanno iniziato a comportarsi come se “deprivati” di alcool o droga.
E’ accertato, quindi, che aree del cervello sono coinvolte nel meccanismo della dipendenza e dell’obesità, ma il sistema è decisamente complesso e pone domande ancora irrisolte: “Perché il meccanismo si altera in alcune persone e non in altre? E perché, ad esempio, alcune persone con una tendenza biologica alla “dipendenza” la sviluppano nei confronti delle droghe, mentre altri dell’alcool ed altri ancora del cibo?”

E’ di questi giorni la notizia che le patatine fritte inducono dipendenza..si “sapeva” già .. una patatina tira l’altra.. Nei prossimi numeri vedremo cosa c’è nelle patatine e magari tenteremo un elenco dei più comuni junk food.
Antonella Labellarte
Cardiologa
Ospedale S. Eugenio, Roma