A 2 anni il pacemaker senza fili batte quello transvenoso
di Filippo Stazi
14 Settembre 2021

L’introduzione dell’elettrostimolazione cardiaca transvenosa nella metà dello scorso secolo ha segnato uno dei principali progressi della medicina moderna, consentendo un miglioramento della qualità di vita e, in molti casi, una riduzione della mortalità dei pazienti affetti da bradiaritmie. Nel corso degli anni la tecnologia si è evoluta significativamente ma ciò nonostante tale terapia rimane ancora associata ad un rischio significativo di complicanze, fondamentalmente legate alla presenza degli elettrocateteri e della tasca in cui si alloggia il dispositivo.  Le complicanze a breve termine sono causate principalmente dalla dislocazione degli elettrodi e, meno frequentemente, da ematoma della tasca, pneumotorace o tamponamento cardiaco. Le complicanze a lungo termine dipendono invece da malfunzione degli elettrocateteri, endocardite, ostruzione venosa, insufficienza tricuspidale grave, problemi della tasca (infezione, erosione della cute), richiedono spesso un reintervento e sono possibili cause di un aumento di morbidità e mortalità. Per superare tale problema sono stati sviluppati i cosiddetti pacemaker senza fili o leadless, di cui attualmente è disponibile un solo modello, il Micra della Medtronic, approvato negli Stati Uniti dal 2016.

I primi risultati su follow up a breve e medio termine  non hanno mostrato differenze nel tasso aggiustato di complicanze acute o sopravvivenza a 30 giorni tra i gruppi Micra e pacemaker tradizionale, ma un 23% in meno di complicazioni con la stimolazione Micra a 6 mesi (1). Al recente congresso della Società Europea di Cardiologia sono stati ora presentati i risultati a lungo termine della stimolazione leadless tra oltre 10.000 pazienti Medicare.

Lo studio Micra Coverage with Evidence Development (CED) ha incluso 6.219 pazienti (44,1% donne) che hanno ricevuto il pacemaker Micra e 10.212 pazienti (43,2% donne) che sono stati impiantati con un dispositivo transvenoso monocamerale VVI.

Il gruppo Micra era più giovane (media, 79,5 vs 82,0 anni) e aveva meno probabilità di avere fibrillazione atriale (81,5% vs 89,0%), ma aveva più malattie in comorbidità tra cui malattia renale allo stadio terminale (12% vs 2,3%), diabete (45,1% vs 41,3%) e malattia coronarica (56,1% vs 53,3%). I punteggi medi del Charlson Comorbidity Index erano rispettivamente di 5,1 vs 4,6.

Nonostante il gruppo Micra fosse più malato di base, non si è osservata alcuna differenza significativa nella mortalità per tutte le cause aggiustata a 2 anni ma la stimolazione leadless Micra ha invece ridotto il rischio relativo di reintervento del 38% e le complicanze croniche del 31% rispetto ai pacemaker transvenosi convenzionali. Dopo aggiustamento per tenere conto delle differenze di base, il tasso di complicanze croniche a 2 anni è risultato infatti del 4,6% con il pacemaker leadless Micra e del 6,5% con pacemaker transvenosi (hazard ratio [HR], 0,69; 95% CI, 0,60 – 0,81).

I risultati presentati, in estrema sintesi, replicano quelli che erano già in parte disponibili in letteratura, irrobustendoli con la forza dell’elevata numerosità della popolazione presa in considerazione, e confermano, quindi, la sicurezza e l’efficacia della stimolazione leadless del ventricolo destro.

Bibliografia

  1. Heart Rhythm Society (HRS) 2020 Scientific Sessions: Abstract D-LBCT04-01. Published online May 8, 2020.
  2. European Society of Cardiology (ESC) Congress 2021: Late Breaking Science in Arrhythmias. Presented August 27, 2021.