Top News

Trattamento dell’amiloidosi: presente e futuro

Di Vittoria Rizzello intervista Maria Teresa Mallus

Introduzione

L’amiloidosi è una patologia meno rara di quanto si credesse in passato e sicuramente molto debilitante, causata dal misfolding di diverse proteine che si aggregano in fibrille amiloidi e si depositano in vari organi. L’amiloidosi cardiaca (AC) è una cardiopatia infiltrativa conseguenza del deposito delle fibrille di amiloide negli spazi interstiziali del miocardio.

Rizzello: Maria Teresa quali forme di amiloidosi interessano il cuore?

Mallus: Le due principali forme di amiloidosi cardiaca sono rappresentate dall’amiloidosi da catene leggere (AL) e dall’amiloidosi da transtiretina (ATTR). Le fibrille di amiloide nella forma AL consistono in immunoglobuline misfolded, prodotte dalla proliferazione clonale di cellule-B. Le fibrille misfolded della ATTR sono rappresentate dalla TTR, una proteina tetramerica, sintetizzata per il 95% dal fegato. Quando  i tetrametri di TTR si disaggregano, per motivi genetici  (nella forma mutata, ATTRv) o acquisiti (nella forma wild-type, ATTR-wt), questi si riorganizzano linearmente a formare  le fibrille di amiloide.

Rizzello: La prognosi dei pazienti con AC, in particolare quella dei pazienti con AL è particolarmente infausta. Quali opzioni terapeutiche abbiamo per cercare di migliorarla?

Mallus: I pazienti con AL hanno di fatto una neoplasia ematologica con coinvolgimento multiorgano; i pazienti con scompenso cardiaco sintomatico frequentemente muoiono entro 6 mesi. Tuttavia, la sopravvivenza media si è quasi raddoppiata negli ultimi anni soprattutto in seguito ai  progressi della chemioterapia. La terapia si basa sul trapianto autologo di cellule staminali e sulla chemio/immunoterapia contro la discrasia plasmacellulare.  E’ importante quindi che  la terapia dell’AAL venga guidata da un team multidisciplinare di oncoematologi e cardiologi, possibilmente in centri specializzati in amiloidosi.

Rizzello: Ci sono novità all’orizzonte nel trattamento dell’AL?

Mallus: Le attuali linee guida raccomandano la combinazione di ciclofosfamide, bortezomib, desametasone (CyBorD) e daratumumab come terapia di prima linea nei pazienti con nuova diagnosi di amiloidosi AL. Il Bortezomib e il  Daratumumab inducono l’apoptosi delle plasmacellule. Tuttavia, queste terapie hanno numerosi effetti collaterali, tra cui la cardiotossicità. Attualmente è in corso di studio un nuovo anticorpo monoclonale anti-CD38, simile al daratumumab, l’Isatuximab. Inoltre, molte aspettative si hanno da  tre nuovi anticorpi monoclonali: il birtamimab,  il CAEL-101, e l’AT-03 che hanno come obiettivo la rimozione delle fibrille di amiloide dagli organi colpiti. 

Rizzello: E per quanto riguarda l’ATTR?

Mallus: Poichè la TTR è una proteina, sintetizzata sopratutto dal fegato, il trapianto di fegato è stato storicamente la terapia di prima linea per l’eliminazione della principale sorgente di TTR amiloidogenica nei pazienti nella forma familiare (ATTRv), mentre non è indicato nella forma ATTR wt. Il trapianto combinato di fegato e cuore è anche possibile nei pazienti giovani con ATTRv e cardiomiopatia e i dati su una piccola serie di pazienti suggeriscono che questa associazione abbia una migliore prognosi rispetto al solo trapianto cardiaco. Tuttavia, i limiti della terapia sostitutiva sono ovvi e negli ultimi anni si stanno sviluppando diverse strategie terapeutiche che hanno scelto come target diverse fasi dello sviluppo dell’ ATTR. In particolare, risultati clinicamente rilevanti sono stati ottenuti: 1) con  il “silenziamento” della sintesi e dell’espressione di TTR e 2) con la stabilizzazione della TTR,  con l’obiettivo di evitarne la disaggregazione e l’accumulo nei vari tessuti. Inoltre, ci sono alcune molecole ancora in stadio iniziale di sviluppo, tra cui gli “estrattori/degradatori”,  le terapie antisense e gli inibitori dell’aggregazione in fibrille della TTR.

Rizzello: Cosa sono e come funzionano i silenziatori dell’espressione della TTR?

Mallus: I silenziatori sono degli oligonuocleotidi antisense complementari al mRNA target e sono in grado di bloccare la produzione della TTR. Un esempio è inotersen, che somministrato per via sottocutanea al dosaggio di 300 mg una volta a settimana, ha mostrato di essere efficace nello stabilizzare i sintomi cardiaci in pazienti con ATTRv . Il trattamento con inotersen inoltre migliora in maniera significativa i sintomi neurologici (che sono molto frequenti nei pazienti con ATTRv). In Italia il farmaco è stato approvato infatti per il trattamento di pazienti adulti affetti da ATTRv con polineuropatia in stadio 1 o 2.

Rizzello: Negli ultimi anni stiamo assistendo all’ingresso dei siRNA anche in ambito cardiologico. Che evidenze ci sono nell’ambito del trattamento dell’ATTR?

Mallus: I farmaci small interfering RNA (siRNA), come patisiran, sono una classe di piccole molecole di RNA a doppia elica non–coding che riconoscono e degradano il mRNA target, in questo caso l’ mRNA della TTR. Nello studio APOLLO, 225 pazienti con ATTRv con polineuropatia e classe NYHA I-II erano assegnati a ricevere patisiran (0,3 mg/kg ogni 3 settimane) o placebo con un rapporto 2:1. Al follow up  (18 mesi) il gruppo patisiran  ha avuto un arresto della progressione o una regressione della polineuropatia. Inoltre, in un gruppo predefinito di 126 pazienti con amiloidosi cardiaca, patisiran ha ridotto lo spessore parietale del ventricolo sinistro, i livelli di NTproBNP e migliorato la funzione sistolica. Un’analisi post-hoc dello studio APOLLO ha dimostrato una riduzione del 46% dell’ospedalizzazione e della mortalità per tutte le cause nei pazienti randomizzati a patisiran rispetto a quelli con placebo.  Patisiran è stato sperimentato anche in una popolazione di 300 pazienti con ATTR (classe funzionale NYHA I-III) randomizzati a ricevere patisiran o placebo nello studio APOLLO B (NCT03997383). I dati preliminari sono stati presentati al XVIII International Symposium on Amyloidosis, (Heidelberg in Germania, settembre 2022) e hanno mostrato che patisiran, rispetto al placebo, ha migliorato in maniera significativa la capacità funzionale e la qualità della vita a 12 mesi. In Italia, il trattamento con patisiran è attualmente approvato solo per la polineuropatia da ATTRv.  I pazienti in terapia con patisiran devono effettuare una premeditazione con cortisone  e antiistainici per limitare le reazioni allergiche legate all’infusione. Per ovviare a tale inconveniente, sono attualmente in valutazione dei siRNA di seconda generazione come il Vutrisiran.

Rizzello: Invece gli stabilizzatori del tetramero che impiego hanno?

Mallus: L’unico stabilizzatore del tetramero attualmente disponibile è il Tafamidis che è stato studiato nel trial ATTR-ACT, in cui 441 soggetti affetti da amiloidosi cardiaca da TTR (wild type e familiare) sono stati randomizzati a Tafamidis o placebo per 30 mesi. Il trial ha dimostrato che il trattamento con il Tafamidis 80 mg/die, rispetto al placebo, riduceva la mortalità per tutte le cause (29,5% vs 42,9%) e le ospedalizzazioni per cause cardiovascolari nei pazienti con classe NYHA I e II.  Si è osservata inoltre una minore riduzione della capacità funzionale misurata con 6MWT, indice di un rallentamento della progressione della malattia. Tuttavia, in un sottogruppo pre-specificato di pazienti in classe NYHA III c’è stato un aumento delle ospedalizzazioni rispetto al placebo, come se vi fosse una relazione inversa tra efficacia e classe NYHA. Appare interessante la recente analisi dei dati  “long-term extension” dei pazienti dello studio ATTR-ACT che ha dimostrano una  riduzione della mortalità a lungo termine fino a 58 mesi nel gruppo trattato con Tafamidis precocemente, rispetto a quello con inizio del trattamento più tardivo. Ciò conferma l’importanza della precocità della terapia . Nel 2019 il Tafamidis al dosaggio di 61 mg in acido libero (equivalente al dosaggio 80 mg dello studio) è diventata la prima terapia per l’AC da TTR ad essere approvata, dalla FDA e in seguito da EMA e AIFA,  per il trattamento dei pazienti con AC da TTR sia wild-type che familiare. Un nuovo stabilizzatore , acoramidis, è attualmente in fase di studio nel trial Eldos AG10 .

Rizzello: A che punto siamo invece con la strategia di estrazione/degradazione dell’amiloide?

Mallus. In passato, l’anticorpo monoclonale anti-SAP (amiloide sierica P) dezamizumab non ha mostrato miglioramento nella quantità di amiloide cardiaca e attualmente non è più in studio anche in seguito ad uno sfavorevole rapporto rischio/beneficio. Ci sono attualmente due anticorpi monoclonali in studio per ottenere la rimozione delle fibrille di amiloide dai tessuti: NI006 (Neuroimmune; CPHPC ) e NN6019-0001 (precedentemente noto come PRX004). Ci aiuteranno a verificare l’ipotesi che la rimozione dell’amiloide dai tessuti si traduce in un miglioramento clinico.

Rizzello: Maria Teresa, quanto costa la terapia di un paziente con ATTR?

Mallus: Sebbene le terapie recenti dell’ ATTR hanno mostrato un significativo miglioramento della prognosi e della qualità di vita dei pazienti, i costi di questi nuovi trattamenti devono essere presi in considerazione. Il costo annuale di tafamidis è di circa 250.000 $/anno, rendendolo uno dei farmaci più costosi della terapia cardiovascolare sul mercato. Un’analisi costo-efficacia ha mostrato che per rendere il tafamidis conveniente si dovrebbe ottenere una riduzione del 92,6% del prezzo di listino. Dimostrare che l’ATTR non è, come di credeva un tempo, una malattia rara potrebbe comportare una ridefinizione dei costi.

News

Ultime Notizie

Metti il cuore dove conta.
Fai parte anche tu della nostra community:
condividi, commenta, segui la prevenzione ogni giorno.