Nella chiesa dei santi Vincenzo e Anastasio, presso la fontana di Trevi a Roma, sono custoditi i cuori di tutti i papi, da Sisto V morto nel 1590 a Leone XIII morto nel 1903 con la sola eccezione di Pio IX. Il suo pontificato fu il più lungo e una dei più drammatici della storia ecclesiastica. Poco prima di morire espresse il desiderio di essere sepolto in San Lorenzo fuori le Mura, Durante la translazione il suo cadavere rischiò di essere gettato nel Tevere dal popolo in subbuglio. A Vienna, nella cappella della Vergine di Loreto nella chiesa di S.Agostino, c’è la cripta del cuore degli Asburgo dove sono gelosamente conservati cinquantaquattro cuori della famiglia imperiale. L’ultimo è quello di Ferdinando I morto nel 1875. La tradizione finì con l’imperatrice Sissi: Francesco Giuseppe non volle che il cadavere della giovane consorte, uccisa a Ginevra, venisse sottoposto al rito dell’estrazione del cuore. Terminò il cerimoniale, ma non si estinse il culto. Gli austriaci, che considerano la cripta un santuario, nel 1940 si opposero alla decisione di Hitler di trasferire il cuore del re di Roma, l’infelice Aiglon, a Parigi nella chiesa degli Invalidi presso il cuore del padre Napoleone. Il cuore di Riccardo Cuor di Leone, leggendario cavaliere d’avventure che in dieci anni di regno restò a casa, in pace, solo quattro mesi, è conservato nell’abbazia di Fontevrand, meta ancor oggi di pellegrinaggi in Bretagna. Nella cappella reale di Dresda, è conservato il cuore di Augusto, elettore di Sassonia e re di Polonia, detto il Forte non per la forza fisica, bensì per l’eccezionale vis amatoria, Garantiva di aver generato almeno un figlio al giorno per più di cinque lustri. Amava le donne e le ceramiche e diceva di non averne mai abbastanza delle une né delle altre. Morì improvvisamente durante un litigio politico. C’è chi assicura che quando una bella donna si fermava davanti alla cripta, il suo cuore si metteva a battere forte dentro lo scrigno. Il cuore di Chopin è custodito nella cattedrale di Varsavia, quello dell’esploratore Livingstone fra le radici di un enorme albero vicino a Ilala, in Africa. Voltaire lasciò il suo cuore alla Biblioteca Nazionale di Parigi. Dona Juana Maria de la Vega, istitutrice di Isabella II di Spagna portò sempre con sé, racchiuso in una scatola d’argento il cuore del marito, il valoroso generale Espaz y Mina che non era stato uno stinco di santo. Quando morì, con un atto di estremo romanticismo, la scatola le fu messa sul petto. Contro il culto del cuore si impegnarono inutilmente gli uomini della Rivoluzione Francese che lo definirono arcaico, incivile, indegno della nuova società che stava nascendo. Quando Marat fu trucidato, tuttavia, esposero il suo cuore nel Club des Cordeliers.
Simbologia del cuore (parte terza)