La vita e le funzioni delle cellule sono legate ai loro continui scambi con l’ambiente esterno, dal quale ricevono ossigeno e nutrimento, e al quale cedono anidride carbonica e le scorie del metabolismo. Negli organismi unicellulari, gli scambi avvengono direttamente attraverso la membrana cellulare; in quelli complessi, mediante un vettore, il sangue, che, circolando incessantemente a grande velocità, funge da intermediario fra le cellule e l’esterno: polmoni, reni e intestino. Perché il sangue possa raggiungere tutte le cellule è indispensabile una spinta che gli viene impressa dal cuore. L’equilibrio fra la forza di propulsione cardiaca e le resistenze periferiche determina la normale pressione arteriosa: ogni variazione della gettata cardiaca o delle resistenze incontrate dal sangue, comporta cambiamenti della pressione. Con lo sfigmomanometro, abitualmente, misuriamo la pressione che il sangue esercita sulla parete delle arterie del braccio. La pressione sistolica, o massima, è principalmente dovuta al volume della gettata del ventricolo sinistro, alla velocità di eiezione, e alla distensibilità dell’aorta. I meccanismi che concorrono a regolare la pressione arteriosa sono cardiaci, (forza della contrazione ventricolare), vascolari (tono ed elasticità delle pareti arteriose), ed ematici (massa e viscosità del sangue). Le resistenze periferiche regolano la quantità del sangue che giunge ai vari organi, in rapporto alle esigenze metaboliche, e proteggono le piccole arterie e ì capillari dai bruschi aumenti di flusso e di pressione ai quali, a causa della loro fragilità, non potrebbero resistere. Fattori genetici e ambientali Sono stati ipotizzati cambiamenti della pressione durante i secoli, ma non è possibile dire se corrisponda a verità. Osservazioni protratte su animali da esperimento hanno portato in causa la predisposizione genetica: è molto verosimile che non si tratti della trasmissione di un unico gene, ma di molti dai quali dipenderebbe il livello pressorio medio elevato di alcune famiglie. Su questa predisposizione esercitano il loro effetto i fattori ambientali: la loro azione sarebbe tanto più evidente se la predisposizione fosse maggiormente accentuata e se la struttura psicologica del soggetto lo rendesse maggiormente sensibile. Probabilmente anche la maggiore sensibilità rientra nel bagaglio genetico. Si innescherebbe un circuito chiuso: l’innalzamento dei valori pressori stimola o rimette in gioco alcuni processi psicologici a loro volta responsabili di un ulteriore aumento della pressione. Fra i fattori ipertensivi sono particolarmente incriminati il ritmo di vita, la sedentarietà, la condizione socio-professionale, il tipo di alimentazione e, soprattutto, l’apporto quotidiano di sale (cloruro di sodio). L’effetto «pressorio» dell’ambiente appare più importante di quanto si supponesse, e spiega il variare dei valori della pressione da un giorno all’altro e anche da un momento all’altro, secondo le condizioni nelle quali viene fatta la misurazione. Questo rilievo ha indotto molti epidemiologi a preferire l’autocontrollo della pressione, fatto dallo stesso paziente, a casa propria. In tal modo aumentano anche la frequenza dei controlli e le possibilità di comparazione dei valori.
Perché la pressione arteriosa?