Perchè avviene l’infarto?
Atero, in greco, vuol dire grasso, e sclerosi indurimento, questa l’origine del nome aterosclerosi.
L’aterosclerosi comincia a danneggiare le arterie fra i venti e i trent’anni, talvolta anche prima, anche se provoca le prime manifestazioni solo dopo molti anni. La sua evoluzione avviene in tempi molto diversi da un individuo all’altro, in alcuni è lentissima e in altri più rapida, per il differente ruolo dei fattori ereditari e soprattutto dei così detti “fattori di rischio”.
Quali sono le manifestazioni cliniche dell’aterosclerosi?
Le manifestazioni cliniche dell’aterosclerosi possono variare molto a seconda del distretto arterioso colpito. Le localizzazioni più frequenti e precoci si hanno nelle arterie delle gambe, successivamente nelle arterie del cuore (coronarie) e nelle arterie cerebrali.
Quando sono colpite le coronarie insorge la cardiopatia ischemica che si manifesta con quadri assai differenti: angina pectoris, infarto miocardico, aritmie, scompenso cardiocircolatorio, morte improvvisa.
Quando l’aterosclerosi colpisce invece le arterie del cervello si ha perdita della memoria, cambiamento del carattere, decadimento intellettuale e l’ictus, che rappresenta la conseguenza più grave. L’ictus è causato il più delle volte dall’occlusione da parte di un trombo di un’arteria, più raramente (10% dei casi) da una emorragia, per via della rottura di una piccola arteria cerebrale. Le conseguenze sono identiche: paresi, paralisi, coma, morte, secondo l’importanza dell’arteria colpita. In caso di emorragie le conseguenze dell’ictus sono spesso più gravi.
Quando l’aterosclerosi è localizzata alle arterie delle gambe si ha la claudicazione intermittente, caratterizzata da crampi muscolari che insorgono ai polpacci durante il cammino e che regrediscono rapidamente con l’interruzione dello sforzo.
La localizzazione dell’aterosclerosi nel distretto addominale può invece essere causa di aneurisma dell’aorta, che può rompersi improvvisamente, causando una complicanza molto seria.
