Inverno
di Comitato Scientifico del C.L.I.

In inverno avete a disposizione due efficaci mezzi per proteggervi dal freddo: il termostato naturale e il riscaldamento di casa.
Il termostato naturale è una specie di termometro cerebrale che registra continuamente il bisogno che il corpo ha di energia calorica. L’impressione di aver freddo ai piedi, per esempio, indica non soltanto che essi non sono ben protetti dal freddo esterno, ma soprattutto che – proprio a causa della mancanza di una protezione adeguata – perdete attraverso i piedi quel calore che l’organismo in inverno produce con maggior fatica.
Ora, secondo il principio della termoregolazione, che mantiene all’interno dell’organismo la temperatura uniforme di 37°, tutte le parti del corpo che sprecano calore (come le finestre aperte di una casa ben riscaldata) devono essere messi sotto controllo; in questo modo il resto del corpo – e soprattutto il cervello – non mancherà del calore necessario e indispensabile al suo corretto funzionamento.
Aver freddo, perciò, è segno di una cattiva protezione contro i rigori del clima. Lo scopo del coprirsi non è di scaldarsi, ma evitare di perdere quel calore che è in noi e che dovrebbe essere distribuito efficacemente anche nelle zone periferiche del corpo.
Grazie alla termoregolazione perciò, è raro che il raffreddamento raggiunga un livello tale da rendere l’organismo più vulnerabile ai microbi (soprattutto quelli che durante l’inverno causano alcune malattie respiratorie quali l’influenza, il mal di gola, la polmonite, la rinofaringite).
Al contrario, è possibile che un abbassamento momentaneo della temperatura del corpo, unito ad una condizione che indebolisca l’immunità (per esempio mancanza di sonno, grande fatica, esposizione a sostanze tossiche) possa favorire lo sviluppo nell’organismo di un microbo.
In breve, bisogna che aiutiate il vostro termostato naturale a mantenere nell’organismo una temperatura costante (intorno ai 37°, qualche volta più in alcune persone) perché il calore interno è il peggior nemico dei microbi. In alcune infezioni, la comparsa della febbre, infatti, altro non è che la difesa che l’organismo sviluppa contro i microbi per distruggerli.
Aiutare il termostato significa coprirsi in modo da non sentire il freddo esterno. Quando avete freddo, questo vuol dire che non solo non siete abbastanza coperti, ma che il vostro termostato in quel momento ha rinunciato a mantenere il calore perché gli costerebbe troppo caro. Anch’esso fa economia di energia!
Il riscaldamento di casa può essere uno strumento di protezione contro il freddo, soprattutto se viene ben utilizzato. Ma può anche giocare cattivi scherzi se mal utilizzato. Eccone la spiegazione:
Sembra che l’organismo dell’uomo d’oggi resista meno bene al freddo esterno perché gli appartamenti moderni sono troppo riscaldati. Perciò a causa di questa temperatura troppo alta il termostato naturale fatica di più per adattarsi al freddo esterno, tanto più se si esce vestiti leggermente perché continuiamo a risentire della protezione del bagno di calore nel quale eravamo immersi e che abbiamo bruscamente interrotto uscendo all’aperto …;
La temperatura eccessiva all’interno delle case si accompagna di solito alla mancanza di umidità dell’aria, che causa secchezza delle mucose respiratorie: trachea, bronchi e polmoni. Perciò diminuiscono ancora le difese naturali dei polmoni contro le infezioni respiratorie: si espongono i polmoni ai microbi che il freddo risveglia. Ecco tre semplici soluzioni:
I) mantenere umida l’aria degli ambienti riscaldati perché l’umidità è un’alleata del sistema di difesa dei polmoni;
II) mantenere basso il termostato in modo da “reimparare” a proteggersi dal freddo coprendosi di più in casa, al fine di “rieducare” il termostato naturale;
III) adattare il proprio abbigliamento alle modificazioni meteorologiche avendo cura di evitare di esporsi soprattutto alle insidie del freddo umido.

Chi deve proteggersi dall’influenza?

L’influenza, si sa, é una malattia stagionale: appare regolarmente tutti gli anni nel mese di gennaio e qualche volta più tardi.
“Influenza” dunque è un termine ben preciso usato per designare una seria affezione respiratoria per il fatto che il virus – myxovirus influenzae — si fissa sui polmoni. Dunque non è corretto parlare di “leggera influenza” quando ci si sente con le ossa rotte e quando un semplice raffreddore si manifesta ai primi freddi.

Chi deve farsi vaccinare contro l’influenza?

L’influenza, dunque, è una malattia virale: non si può più far niente quando è già arrivata, ma ci si può difendere proteggendosi con la vaccinazione.
Tutti devono farsi vaccinare contro l’influenza? Diremmo di no, e per due precisi motivi:
innanzitutto non ci sarebbe vaccino a sufficienza per tutti, tanto più che la maggior parte delle persone è già parzialmente protetta in modo naturale: molti di noi acquistano dalla nascita e durante il corso degli anni degli anticorpi contro l’influenza senza necessariamente aver contratto questa malattia, neanche per un giorno. Infatti, basta che un microbo entri in un organismo abbastanza forte, perché questo produca degli anticorpi che lo proteggono contro il microbo stesso.
D’altra parte esistono dei “soggetti a rischio”, cioè persone di qualunque età che sono minacciate più di altre dall’influenza a causa della loro scarsa resistenza o del loro stato di salute.
Quindi, per concludere, i soggetti che devono sottoporsi a vaccino sono quelli che hanno:
– una malattia polmonare: bronchite cronica, postumi di tubercolosi, enfisema,
asma…;
– una malattia cardiaca che rischi di aggravarsi in caso di complicazioni polmonari,
sia negli adulti che nei bambini;
– una malattia renale, e soprattutto le persone che abbiano subito un trapianto
renale, o che siano in trattamento con rene artificiale.
– età superiore a 65 anni: le vittime dell’influenza superano infatti questa età nell’80% dei casi. Si è anche constatato che le persone in età avanzata regolarmente vaccinate sopportano meglio la stagione fredda e resistono di più a tanti piccoli fastidi respiratori…

Perché ogni anno un vaccino nuovo?

Nella maggior parte delle malattie virali è sufficiente una sola iniezione e un “richiamo” fatto in un periodo che va tra i 5 e i 10 anni : questa regola non è valida per l’influenza.
Ogni anno l’influenza che ci colpisce è sempre leggermente diversa da quella dell’anno precedente. Il suo virus ha effettuato qualche cambiamento, sicché il vaccino dell’anno precedente non sarà efficace quanto quello prodotto appositamente per il nuovo virus.
Il nuovo virus si manifesta all’inizio dell’estate in Asia o nell’emisfero australe e questo permette di isolarne qualche ceppo, metterlo in coltura e fabbricare per tempo il numero di dosi necessarie (circa 5 milioni) per la “popolazione a rischio”.
Dato che l’influenza nei nostri paesi non si manifesta prima di gennaio-febbraio, sarebbe utile farsi vaccinare entro il mese di novembre: l’immunità (cioè la capacità dell’organismo a resistere a un dato microbo) impiega circa 15 giorni per instaurarsi.

Le circostanze che favoriscono l’influenza

Indebolimento delle difese naturali nel caso di una malattia: la decisione di vaccinarsi in questo caso è giusta.
Le affezioni respiratorie o l’abuso di fumo danneggiano il sistema di protezione e di “pulizia” dei bronchi (ciglia e muco) come pure il riscaldamento eccessivo delle abitazioni.
La vita di comunità, i contatti frequenti con molte persone (scuole, asili, ospedali, case di riposo) favoriscono il contagio.