Obiettivi della ricerca
- Studiare le cause dell’infarto
- Individuare i soggetti a rischio
- Svolgere studi clinici di prevenzione e cura dell’infarto
Per creare un programma di ricerca che possa svolgere in modo esaustivo questi obiettivi, il CLI ha istituito il Programma di studio sulla Placca Vulnerabile, unendo strutture ospedaliere, universitarie ed enti di ricerca.
Il programma
Un programma completo per studiare il paziente vulnerabile; integrazione tra tecniche di imaging e test di laboratorio. Purtroppo non è facile individuare i soggetti a rischio d’infarto. La stratificazione
del rischio cardiovascolare mediante l’applicazione di fattori di rischio, identificati anni addietro dallo studio Framingham (fumo, ipercolesterolemia, ipertensione, diabete, familiarità, obesità) è stato un passo importante per la medicina moderna. Siamo però consapevoli del fatto che non sia sufficiente: anche un individuo con una assente o bassa propensione al rischio di infarto secondo i fattori di Framingham può essere colpito da infarto. Il più importante traguardo della ricerca cardiologica sarà proprio l’individuazione dei pazienti “vulnerabili” o meglio i soggetti a rischio di infarto. Secondo una teoria formulata negli ultimi 20 anni, l’infarto è causato dalla improvvisa ulcerazione di restringimenti coronarici, spesso di grado lieve. Questi ultimi tipicamente presentano dei depositi lipidici (di colesterolo) abbondanti e superficiali e numerose cellule infiammatorie. I soggetti predisposti all’infarto hanno pertanto nelle arterie del cuore delle lesioni con queste caratteristiche, che vengono chiamate nel gergo scientifico “vulnerabili”. Se la semplice raccolta dei fattori di rischio non è sufficiente per individuare i soggetti, che possono andare incontro all’infarto, allo stesso modo lo screening del rischio non si può basare unicamente sulla ricerca delle placche vulnerabili. Nei prossimi anni la predisposizione del soggetto allo sviluppo dell’infarto, potrebbe essere valutata mediante un approccio più complesso che unisce alla ricerca dei punti pericolosi delle arterie del cuore, la valutazione di una generica propensione del paziente all’evento infartuale. Quest’ultimo andrebbe definito mediante la raccolta dei fattori di rischio e l’effettuazione di semplici esami ematici, che possono misurare parametri di rischio come l’infiammazione sistemica o l’aumentata coagulabilità del sangue. Nei prossimi anni lo screening dell’infarto potrebbe pertanto prevedere la ricerca di placche vulnerabili mediante sofisticate tecniche di imaging ed innovativi screening di laboratorio, individuabili con un semplice prelievo di sangue. L’obiettivo del programma di studio sulla Placca Vulnerabile del CLI è di applicare questi concetti per identificare i soggetti a rischio di infarto e curarli in modo ottimale, unendo strutture ospedaliere,universitarie ed enti di ricerca con esperienze complementari e sinergiche.