Il medico
Apollo, come molti dei, era anche medico, e avviò alla medicina quel figlio fortunoso affidandolo a Chitone affinché gli “insegnasse a guarire le dolorose malattie degli uomini”, come testimonia Pindaro. Per diventare medici a quel tempo non occorreva molto, bastava dimostrare un po’ di attitudine. Era una qualifica prestigiosa ma vaga che veniva attribuita a tutti coloro che possedevano qualche capacità o anche solo la volontà di curare i sofferenti che si rivolgevano a loro con fiducia. Gli dei erano i clinici sommi da invocare nei casi disperati. Guarivano con la sola loro apparizione. Furono anche i primi specialisti. La specializzazione è un’esigenza della gente: dopo gli dei e prima dei medici moderni furono specialisti i santi le cui specializzazioni erano più numerose di quelle odierne. Ad un gradino un po’ più in basso, terreno ma con stretti agganci con l’Olimpo, c’erano i medici-sacerdoti, comparabili agli aiuti e assistenti del dio, i quali prestavano la loro opera nei templi-ospedali. Godevano di grande prestigio e potere e tramandavano di padre in figlio i segreti della medicina rivelati loro dal dio. Non erano infallibili, ma facevano tutto il possibile per essere considerati tali. In caso di difficoltà formulavano la diagnosi sotto forma di oracoli: se l’ammalato guariva il merito era loro, se andava male la colpa era di chi aveva male interpretato i loro responsi. C’erano infine i medici che curavano gli ammalati nelle loro case o nelle pubbliche piazze. Alcuni erano abili, altri erano ciarlatani itineranti. Estraevano denti, toglievano i calcoli dalla vescica, i bubboni dalla pelle, aggiustavano le ossa e vendevano pozioni misteriose panacee per tutti i mali, amuleti, polveri miracolose, erbe medicamentose, reliquie e nella sostanza prodotti igienici.
