Federigo Ruysch
A dimostrazione c’è un curioso episodio accaduto nello stesso periodo. Ad Amsterdam c’era uno strambo e geniale docente di anatomia, Federigo Ruysch, appassionato alla ricerca e con un certo gusto per il macabro. Nel suo istituto aveva allestito un singolare museo con numerosi preparati anatomici fra i quali numerosi feti conservati in una soluzione alcolica da lui inventata. Uno suonava un minuscolo violino, un altro si asciugava le lacrime, molti sedevano fra i fiori. Giacomo Leopardi, venuto a conoscenza di questa funerea galleria, scrisse nel 1824 il “Dialogo di Federigo Ruysch e delle sue mummie”. Fra le singolari ricerche di Ruysch ve n’è una particolarmente geniale. Iniettò nelle coronarie del cuore di un cadavere un liquido, anche questo inventato da lui, che si solidificava divenendo simile al corallo. Fece poi macerare il miocardio e ottenne un calco perfetto dell’albero coronario. Orgoglioso del risultato espose il preparato nel suo istituto, ma questo non destò alcun interesse nei clinici. Quasi nessuno andò neppure a vederlo. Deluso, dopo qualche tempo vendette alcuni preparati bizzarramente adornati con fiocchi e pietre preziose ad un gioielliere di Amsterdam, che li espose nella vetrina del suo negozio. Molti vennero acquistati a caro prezzo dallo zar Pietro il Grande, anatomico dilettante. Questi ultimi sono conservati nell’Accademia delle Scienze di San Pietroburgo. La figlia di Ruysch, Rachele,, brava pittrice di nature morte, fece vari disegni a china dei preparati del padre, più dimostrativi di una coronarografia, ma neppure questi interessarono i medici e nessun trattato di medicina li pubblicò. Rachele che, come il padre amava trarre profitto dal proprio lavoro, ne fece dei quadretti che andarono a ruba.
