Chiamata anche crisi stenocardica o angor, l’angina pectoris è generalmente causata dalla presenza di placche aterosclerotiche che restringono il lume delle arterie coronarie e riducono la quantità di sangue che irrora il miocardio.
La mancanza di sangue in un organo si chiama ischemia, la quale può essere transitoria oppure duratura; se interessa un muscolo in azione provoca immediatamente dolore.
L’ischemia prolungata del miocardio causa la morte delle cellule colpite e l’infarto; quella transitoria, della durata di pochi minuti, provoca l’angina pectoris e non lascia alterazioni rilevanti a carico delle cellule miocardiche.
Il dolore anginoso parte dal centro del petto, dietro lo sterno, e si irradia verso le braccia, più spesso la sinistra, la mano, il collo, la mandibola. È identico in tutto a quello dell’infarto fuorché nella durata..
Ma non solo…
Molti credono che l’angina sia solo un dolore acuto al petto, invece essa può anche manifestarsi con dolore leggero (come quello causato da una indigestione) e può essere avvertita in diverse zone della parte superiore del corpo. Solitamente un attacco di angina dura pochi minuti e spesso scompare con il riposo e i farmaci.
In genere si manifesta con:
- Fastidio, pesantezza, oppressione, sensazione di bruciore o compressione al torace o alla schiena.
- Pesantezza, fastidio, intorpidimento/torpore, indolenzimento o formicolio ad una o ad entrambe le braccia, ai gomiti o ai polsi.
- Fastidio alle spalle, al collo, alla gola o alla mandibola.
- Affaticamento, nausea, sudorazione, mancanza di fiato o sensazione di indigestione.
Quando si manifesta?
L’angina si manifesta solitamente quando si fa attività fisica, ad esempio andare in bicicletta, lavorare nell’orto, salire le scale, camminare velocemente o quando si prova una forte emozione. Se l’angina si presenta anche in situazioni di riposo, diventa più frequente, dura più a lungo ed è più dolorosa del solito, l’angina viene definita angina instabile, segnale che il problema al cuore sta peggiorando.
Le crisi di angina pectoris possono tuttavia insorgere anche a riposo, in situazioni diverse che possono essere così schematizzate:
- l’ammalato, sofferente da tempo di angina pectoris da sforzo, comincia ad avvertire crisi in riposo, più spesso al momento di coricarsi: quasi sempre indicano una progressione della malattia coronarica.
- la crisi insorge nel corso della notte, fra le 2 e le 5 e sveglia l’ammalato il quale, durante il giorno, può non avvertire dolori e svolgere un’attività pressoché normale senza disturbi.
- una forma particolare è quella detta di Prinzmetal, dal nome del cardiologo americano che la descrisse nel 1957, provocata da uno spasmo delle coronarie.
Abitualmente si distinguono due forme di angina pectoris: la stabile e l’instabile.
Nell’angina stabile le crisi insorgono sempre in circostanze identiche, a seguito di sforzi uguali.
Nell’angina instabile, che è più temibile della precedente, le crisi sono più frequenti e gravi, spesso resistenti alla trinitrina, e ad insorgenza spontanea, senza relazione con gli sforzi.
L’angina instabile può iniziare come tale oppure subentrare alla forma stabile. Non raramente precede l’infarto, che può sopraggiungere a scadenza più o meno lunga.
Di fronte al sospetto di angina pectoris il primo esame da fare è l’elettrocardiogramma che, al di fuori della crisi, non raramente può risultare normale. In questo caso si possono fare due indagini: l’elettrocardiogramma da sforzo, oltre che per fare diagnosi, viene fatto per stabilire i limiti dello sforzo che l’ammalato può sostenere, nonché per controllare i risultati ottenuti con le terapie antianginose. La coronarografia viene riservata ai pazienti nei quali la diagnosi, nonostante l’esecuzione degli esami elencati, sia rimasta dubbia e soprattutto a quelli nei quali si preveda la necessità di un’angioplastica coronarica o del by-pass.
Una volta fatta la diagnosi di angina pectoris deve essere attuata la terapia che può essere medica o chirurgica; contemporaneamente si impone la correzione dei fattori di rischio: ipertensione, ipercolesterolemia, obesità, sedentarietà e l’assoluta abolizione del fumo.