Anche il bambino può essere colpito
Quando si parla di ipertensione arteriosa, si pensa sempre a persone di mezza età, o che si vanno avviando verso quella che oggi viene chiamata la terza età. Non si pensa mai ai giovani e, men che meno, ai bambini. Da non molti anni si sa, invece, che l’ipertensione non è esclusiva dell’età adulta, ma che è frequente a tutte le età, compresa quella scolare. Incomprensibilmente, ci si è accorti di questo soltanto da poco tempo e, solo adesso, anche se il tema è ancora nuovo e da approfondire, si è cominciato ad apprezzarlo in tutta la sua reale importanza. Fino a oggi, il medico non considerava la misurazione della pressione arteriosa necessaria durante la visita del bambino, dando per scontato che questa fosse normale. Invece, non è così. Circa l’8 per cento degli adolescenti di New York e di Bologna ha la pressione più alta della norma, e più dell’uno per cento di questi è francamente iperteso. A Bologna, i casi sono leggermente più numerosi che a New York, ma le differenze sono minime: dovunque è risultato che l’ipertensione nel bambino è più frequente di tante altre malattie pediatriche. Dopo la pubertà, il numero dei ragazzi ipertesi tende ad aumentare, e fra i 18 e i 20 anni la frequenza è in media intorno al 6 per cento. Dall’indagine del professor Magnani di Bologna, fra i 13 e i 21 anni, il 9,6 per cento dei maschi e il 7,2 per cento delle femmine ha la pressione minima uguale, o superiore a 90 e, rispettivamente il 14,3 e il 5 per cento, la sistolica superiore a 140. Quali sono i valori normali della pressione nei ragazzi? Stabilire una linea di demarcazione precisa è più difficile che nell’adulto, perché la borderline, il confine, è mobile, e si sposta leggermente di anno in anno. Alla nascita la pressione sistolica oscilla fra 80 e 90, e la diastolica è intorno a 45, poi aumenta gradualmente raggiungendo verso i 15 anni, i limiti massimi di 140/90. Al di sopra di questi valori, il ragazzo deve essere considerato iperteso, anche se il significato e l’importanza dell’ipertensione potranno essere diversi da un caso all’altro. In passato si riteneva anche che l’ipertensione del bambino fosse sempre secondaria, cioè conseguenza di un’altra malattia (quasi sempre di una nefropatia), oppure di una malformazione vascolare congenita o di una disfunzione ormonale. Si è visto, invece, che nella grande maggioranza dei casi è primitiva, al pari di quella dell’adulto. Più della metà dei ragazzi con la pressione alta ha uno o tutti e due i genitori ipertesi, e il 55 per cento è obeso. Le conseguenze e la prognosi dell’ipertensione giovanile debbono ancora essere indagate; è temibile che le complicanze siano precoci. I ragazzi ipertesi non lamentano alcun disturbo, e quasi sempre ignorano la loro condizione, la quale invece non deve essere trascurata. La correzione delle abitudini alimentari, la diminuzione del peso, un’adeguata attività fisica, sono spesso sufficienti a riportare la loro pressione alla norma, se così non è, non si deve esitare a iniziare un blando trattamento ipotensivo.
