I nostri primi quarant’anni
di Francesco Prati
16 Marzo 2023

Quarant’anni fa, quando nacque la fondazione Centro per la lotta contro l’Infarto, aggiornarsi su una tematica cardiologica di interesse o scrivere un lavoro scientifico era impresa ardua.

Nel 1982 Internet non c’era e non esistevano neppure le linee guida. Nei pochi eventi congressuali internazionali non si era ancora consolidata l’abitudine di presentare i lavori scientifici importanti come late breaking trials. I testi di medicina, gli atti dei congressi e le riviste cartacee erano le uniche forme di aggiornamento. 

Ricordo interi pomeriggi spesi per raccogliere a fatica una raccolta bibliografica tra i polverosi scaffali di una biblioteca e le lunghe file davanti alla fotocopiatrice. Fotocopiare richiedeva tempo e perizia. Si trattava di inquadrare bene il testo, spingere a fondo sui bordi della rivista rilegata e sperare che la macchina non si inceppasse. Alla fine, la soddisfazione per essersi impossessati a fatica del testo era tale che il lavoro non veniva neanche letto.

L’esperienza clinica era centrale; le occasioni di confronto con i colleghi erano poche. Non c’era ancora l’abitudine di documentare i risultati di terapie con i registri clinici e gli  eventi congressuali rappresentavano un momento fondamentale.

Questo era Conoscere e Curare il Cuore nel 1982; non c’erano i-Pad, telefoni cellulari in grado di registrare o fotografare nè siti web  da dove scaricare diapositive. Occorreva una penna, un taccuino e voglia di ascoltare.

Provate a leggere gli atti delle prime edizioni di Conoscere e Curare il Cuore.  Dimenticate le mail cui non avete ancora risposto o le lettere di dimissione non ancora evase, lasciate il cellulare in modalità aereo ed ignorate le scadenze degli abstract . Prendete trenta minuti della vostra giornata, per riflettere, come avrebbe fatto un medico nel 1982.

Sorprende innanzi tutto lo stile, prosaico in alcuni passaggi. Lo stile, volutamente elegante , era rivolto ad un lettore attento , che evidentemente non cercava solamente un testo scientifico, ma aveva il gusto della lettura e gradiva uno stile narrativo.  Vi ripropongo un passaggio del testo di  mio padre sulle bizzarrie dell’angina pectoris. “Col trascorrere degli anni, molti medici, ed io tra loro, scoprono una inaspettata inclinazione a frugare tra le vecchie pagine della medicina. A pensarci bene, la cosa non è poi tanto strana, costituendo la versione professionale della tendenza dell’uomo non più giovane a voltarsi indietro piuttosto che a guardare avanti. Ma da questo osservatorio retrospettivo, di cose interessanti se ne vedono parecchie! E il discorso vale anche per i modi bizzarri di presentarsi dell’angina pectoris. Vorrei proporvi un viaggio all’indietro. La destinazione è Londra, gli anni sono quelli compresi tra il 1772 ed il 1797, luogo di incontro e’ St Jorge’s Hospital, ove si sta svolgendo un’affascinante ante operazione culturale rivolta a riconoscere le espressioni cliniche e l’eziologia dell’angina pectoris”.

Da molti testi dell’epoca affiorava una cultura umanistica. Ecco un breve passaggio del testo del prof dalla Volta, incentrato su di un argomento filosofico: che cos’è un cardiologo clinico negli anni 80. “ La cultura umanistica è quindi alla base del procedimento logico della clinica non solo perché essa aiuta a liberarsi dal dogmatismo, perché centrando sull’uomo il suo interesse impara a conoscerlo”.

Perché voltarsi indietro per celebrare i 40 anni di attività della ns fondazione? Non c’è dubbio che un po’ possa immalinconire, ma serve. E’ utile per valutare il cammino intrapreso, vedere con soddisfazione i cambiamenti conseguiti, e non rinunciare alla saggezza di chi ci ha preceduto.

Diciamo la verità, in un’era tecnologica esasperata, qualche piccolo cambiamento di rotta non farebbe male. Lo sviluppo tecnologico non deve diventare tecnicismo ed il paziente deve rimanere al centro del nostro percorso di diagnosi e terapia. Questa operazione non è affatto semplice in una medicina che riconosce il DRG come strumento per valorizzare economicamente le prestazioni mediche.

Mi piace pensare che il l’attività divulgativa della ns fondazione, con il congresso Conoscere e Curare il Cuore, il sito Web centrolottainfarto.org inaugurato due anni fa e la rivista Cuore e Salute contribuisca a reggere il timone in modo corretto.

Da tempo sosteniamo con forza la necessità di accogliere una medicina personalizzata o di precisione. Si tratta di riproporre in un’ottica moderna dei vecchi insegnamenti; il concetto della pillola per tutti “ one pill fits all ” può essere gradita all’industria ma si sposa male con il tentativo di collocare il paziente al centro delle nostre cure.

Negli ultimi cinque anni Conoscere e Curare il Cuore ha inaugurato la parte scientifica rivolta ai giovani; nell’obbiettivo di dare spazio alla ricerca italiana e di inserirla in un robusto contesto clinico. Pubblicare è una gran cosa; il progresso della medicina poggia su ricerche che vanno pubblicate e rese accessibili. Penso tuttavia che sia importante collocare sempre ( o perlomeno spesso) la propria ricerca all’interno della clinica, anche se basata su tecniche o concetti fisiopatologici molto specialistici. Ma soprattutto ritengo che sia utile partire dall’ osservazione clinica ( vivere la corsia) per migliorare la ricerca, rendendola più fruibile per il paziente.  

Presiedo la fondazione del Centro per la lotta contro l’Infarto da più di dieci anni, un lasso di tempo sufficiente per tirare le somme. Penso di avere fatto arrabbiare il nostro affezionato pubblico medico in due occasioni. La prima fu quando, all’inizio, proposi di abolire gli atti in forma cartacea, confidando nella presenza di un ottimo sito dove erano disponibili gli atti, le  diapositive ed i filmati delle presentazioni più la pubblicazione elettronica sul prestigioso  European Heart Journal Suppl. Fu un passo falso! .“Sei pazzo  , io ho tutti gli atti nella mia libreria, a partire dal 1982” fu il commento più tenero. Rileggendo le vecchie edizioni ho compreso cosa volesse dire mantenere la collana che ora comprende 40 pubblicazioni.

Mi fu anche contestata dai meno giovani la decisione di spostare la sede congressuale dal Palazzo dei Congressi alla Fortezza da Basso, più capiente e , come si direbbe ora, facendo inorridire i nostri maestri, più performante (nel 2019 in epoca pre-COVID abbiamo riempito per intero una sala da oltre 1700 posti! ). L’anfiteatro della sede congressuale  racchiudeva e in un qualche modo consacrava 30 anni di cardiologia. I medici con i capelli bianchi sono cresciuti con il fascino della prima fila, riservata ai maestri della cardiologia, dove si celebrava il rito di una medicina probabilmente più colta, certamente più austera. I medici appena specializzati invece non se ne sono accorti. “Bella location la Fortezza da basso ” hanno commentato i più.

Tiriamo dritto amici e colleghi, ma ogni tanto voltiamoci indietro; il passato non va dimenticato.